L’intervista

Gli stretti rapporti tra la Svizzera e il dalai lama

La guida spirituale dei buddisti tibetani sarà oggi, domenica, all’Hallenstadion; per l’89enne è il 16esimo viaggio nella Confederazione - Negli anni le relazioni ufficiali però si sono raffreddate

  • Oggi, 08:30

Seidisera del 24.8.2024 L'intervista a Ralph Weber di Alan Crameri

RSI Info 24.08.2024, 18:30

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Di: Seidisera/RSI Info

Dopo sei anni di assenza, il dalai lama è tornato in Svizzera. Il capo spirituale tibetano parteciperà in particolare alla cerimonia di oggi, domenica all’Hallenstadion, un evento esaurito già da tempo. I legami tra il dalai lama e la Svizzera sono storici, per lui questa è la 18esima visita, dopo la prima del 1973 e le molte dei primi anni 2000. Ma per la politica federale i rapporti sono sempre stati un delicato atto diplomatico per non offendere il governo cinese. L’intervista di Alan Crameri a Ralph Weber, professore all’università di Basilea ed esperto di relazioni tra Svizzera e Cina:

I rapporti tra Svizzera e popolazione tibetana risalgono agli anni ‘60. Dopo che la Cina ha assunto tutto il controllo sul Tibet, il dalai lama e molti tibetani sono fuggiti in India. Ma lì non tutti si sono trovati bene, e con l’aiuto di molti cittadini svizzeri - ma anche con l’aiuto delle autorità - migliaia di tibetani sono stati portati in Svizzera. C’era anche la visione romantica di solidarietà tra popoli di montagna. Così si spiega che qui ci sia una delle diaspore tibetane più grandi d’Europa.

Infatti, da decenni a Rikon, nel canton Zurigo, c’è anche l’unico monastero buddista costruito su ordine del dalai lama al di fuori dell’Asia. Al di là di questa vicinanza civile, come sono evoluti i rapporti ufficiali con il dalai lama?

La simpatia iniziale è proseguita a lungo. Erano i tempi della Guerra Fredda. La Cina protestava, ma le autorità svizzere resistevano alle pressioni. Ci sono stati vari incontri di consiglieri federali con il dalai lama: René Felber e Flavio Cotti negli anni ‘90, più tardi Ruth Dreyfuss e - l’ultimo - Pascal Couchepin. Dopo basta, il Governo svizzero ha cominciato a dire che non aveva relazioni ufficiali col Governo tibetano in esilio. Però ciò valeva anche prima, e si diceva che si incontrava il dalai lama in quanto leader religioso, non politico. E visto che dal 2013 il dalai lama ha rinunciato alle sue cariche politiche, ci possiamo immaginare che i veri motivi siano altri.

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Nel giugno 1995 con Flavio Cotti

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Intende che il Governo svizzero s’è piegato alle pressioni del governo cinese?

Così, in maniera esplicita, non possiamo dirlo perché non ci sono le prove. I fatti però mostrano che mentre le relazioni ufficiali con la comunità tibetana si raffreddano, aumentano i rapporti economici con la Repubblica popolare cinese.

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Con Pascal Couchepin nell'agosto del 2005

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Al di là della Svizzera... qual è oggi la situazione tra autorità cinesi e il dalai lama?

Un aspetto centrale sarà presto il successore del dalai lama, che ha 89 anni. Dopo il decesso, i tibetani attenderanno la sua reincarnazione. E qui il Governo cinese tenterà di cogliere l’occasione per immischiarsi. Perché oggi non c’è più dialogo, il dalai lama attuale è visto come un pericoloso separatista da Pechino. Il Governo cinese da qualche anno si è assunto il diritto di definire le reincarnazioni buddiste. Quindi tenterà di identificare una figura poco riconosciuta dalla comunità tibetana in esilio, così da ostacolare il mantenimento dell’identità e della lingua tibetana.

Ma la solidarietà tra cittadini svizzeri e comunità tibetana potrebbe risentire, di una figura di questo tipo come successore del Dalai Lama?

No, anche perché probabilmente la comunità in esilio identificherà un dalai lama diverso, al di fuori dai territori controllati dalla Cina. Le varie associazioni e comunità di amicizia svizzero-tibetane rimarranno. Il Governo svizzero probabilmente continuerà a mantenere un profilo basso, evitando incontri ufficiali anche col nuovo dalai lama.. qui non c’è da aspettarsi troppo.

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