L'impatto del coronavirus sulla vita quotidiana, e la percezione dell'emergenza da parte della popolazione, erano al centro del sondaggio aperto ai lettori che la SSR ha lanciato lo scorso weekend sui suoi portali d'informazione. La partecipazione è stata decisamente ampia: più di 30'000 persone, in tutte le regioni linguistiche, hanno infatti risposto alle domande formulate online dall'istituto demoscopico Sotomo. Un numero che dà senz'altro la misura delle ansie e dei tanti interrogativi legati a questa situazione straordinaria.
Gli esiti del sondaggio riflettono in modo significativo gli effetti delle restrizioni imposte alla vita sociale per contenere la propagazione della malattia. In questo senso un fattore cruciale è ovviamente rappresentato dai contatti interpersonali. Ai lettori è stato quindi chiesto di quantificare le interazioni più strette (per più di 15 minuti e a meno di due metri di distanza) avute la scorsa settimana con persone al di fuori della propria sfera personale.
Emergenza coronavirus e interazioni personali
Il 38% degli interpellati ha così risposto di non aver avuto contatti. Il 25% con 1-2 persone al massimo e il 18% con un numero di persone compreso fra le 3 e le 5. In generale, come si evince dai risultati del sondaggio, più avanza l'età dei partecipanti, più aumenta la propensione ad evitare contatti.
Ma come vengono valutati i rischi per la propria salute? Per oltre la metà dei partecipanti, di fronte alla possibilità di contrarre la malattia, prevale l'idea di un decorso lieve. A temere un decorso grave è tuttavia quasi un quarto degli interpellati. E nella Svizzera italiana, colpita in modo più incisivo dall'epidemia, tale quota si espande fino a oltre un terzo.
Coronavirus e timori per la propria salute
Tornando al dato complessivo inquadrato dal sondaggio, l'86% dichiara di non aver finora manifestato malattie o sintomi. E se il 12% riferisce di accusare disturbi assimilabili a stati influenzali, solo l'1% ha citato sintomi tipici da coronavirus.
Un sovraccarico del sistema sanitario, sulla scia di quanto si sta verificando in Italia e segnatamente in Lombardia, è invece la prospettiva temuta - apertamente o tendenzialmente - da quasi tre quarti dei partecipanti. Il dato rilevato nella Svizzera italiana non si discosta molto da quello complessivo.
Epidemia e sollecitazioni per il sistema sanitario
Circa le ripercussioni dell'emergenza sul mondo del lavoro, a spiccare è in particolare la situazione che concerne i lavoratori indipendenti. Ben il 28% di essi si dichiara ora confrontato a una mancanza totale di lavoro. E il 38% segnala di avere meno attività rispetto a prima della crisi. Una situazione drammatica, e con punte di maggiore gravità in Romandia e nella Svizzera italiana.
Quanto invece alla possibilità del telelavoro, una maggioranza di persone occupate riferisce di essere passata in tutto (33%) o almeno in parte (17%) all'attività "home working". È invece il 40% di questi interpellati a segnalare l'impraticabilità di questa soluzione per le loro professioni.
Il morale della popolazione risente con evidenza delle restrizioni imposte dalla crisi. Fra gli aspetti negativi legati alla vita nel chiuso delle mura domestiche, i partecipanti al sondaggio citano in particolare la mancanza di movimento, la sensazione di essere rinchiusi, la noia e la solitudine. Sono però numerosi anche coloro che menzionano aspetti positivi come una maggiore tranquillità e legami famigliari o di vicinato più forti. Quanto all'attuale percezione dei rapporti interpersonali, essi vengono in prevalenza descritti come solidali e amichevoli.
Epidemia e rapporti interpersonali
L'azione del Governo
Veniamo così ai giudizi espressi sulla condotta della crisi da parte del Governo. Essa si è sostanzialmente esplicitata attraverso cinque direzioni: misure riducenti la libertà di movimento, altre tese a limitare le attività produttive (come chiusure di esercizi commerciali e sospensioni di altre attività), interventi a sostegno dell'economia nel suo insieme, altri volti ad attenuare le perdite di guadagno e misure tese a puntellare il sistema sanitario. L'insieme di questi provvedimenti viene giudicato appropriato dalla maggioranza dei partecipanti al sondaggio; e con margini che vanno dal 54 al 69%.
A dividere invece nettamente il campo, è il giudizio sulla velocità di reazione del Consiglio federale: adeguata per il 49%, è invece giudicata troppo lenta da una percentuale di interpellati di uguale peso. È poi quest'ultimo giudizio a prevalere nettamente nella Svizzera italiana.
Crisi e reattività da parte del Governo
Fiducia nell'operato nel Governo viene comunque complessivamente espressa dal 63% dei partecipanti. Questa percezione, preponderante nella Svizzera tedesca, risulta tuttavia sensibilmente meno diffusa in Romandia e nella Svizzera italiana.
Il sondaggio, effettuato in rete fra sabato scorso e la giornata di ieri, lunedì, presenta un margine di errore statistico, per eccesso o per difetto, di 1,1 punti percentuali.
Alex Ricordi
Speciale Coronavirus