I coltivatori elvetici di cereali temono gli effetti che la guerra e la siccità del mese di maggio hanno portato con sé. Il grano di qualità scarseggia e l'ipotesi che il prezzo in Svizzera di questo prodotto possa conseguentemente esplodere non è poi così remota.
Le conseguenze delle rare piogge dovute ai cambiamenti climatici si sono infatti già fatte sentire, le spighe di grano sono troppo piccole o, come le definisce ai microfoni della RSI l'agricoltore ginevrino Frédéric Bieri, sono "per polli". L'acqua è l'elemento fondamentale affinché il grano possa gonfiarsi, maturare e raggiungere un buon livello di glutine. Sul terreno di Bieri sono caduti, da gennaio, solo 160 millilitri d'acqua, il che causerà ad ogni agricoltore la perdita del 20% del raccolto.
In questa situazione la soluzione è ricorrere alle scorte dell'anno precedente, ma le recenti tempeste hanno intaccato i volumi e la qualità della produzione. Se il grano non dovesse risultare sufficientemente reperibile, sarà quindi necessario importarlo. Lo conferma anche il presidente di Agri-Genève, Françoise Erard, preoccupato dalla tensione presente sui mercati internazionali accelerata dall'annuncio dell'India di cessare l'esportazione di grano che, al momento, è venduto a 500 dollari alla tonnellata.