Kennedy con le sue manine trasporta baccelli di cacao. Ha sei anni e lavora con suo fratello Ebenezer di 8. Sembra una storia ottocentesca, invece arriva direttamente dalle piantagioni attorno alla città di Tepa in Ghana. A portare alla luce numerosi casi di minorenni impiegati nella produzione della materia prima del cioccolato è il magazine della SRF “Rundschau”. Una situazione che chiama direttamente in causa Lindt & Sprüngli, dove finisce il cacao ghanese. Tuttavia la multinazionale svizzera insiste sul fatto che, per lei, la lotta contro il lavoro minorile è una “priorità assoluta”.
Con il suo programma di sostegno speciale, Lindt & Sprüngli afferma di attuare misure che “riducono il rischio di lavoro minorile, combattono la deforestazione e preservano la biodiversità”. Questa è la promessa fatta dal produttore di cioccolato svizzero sul proprio sito web.
La realtà sarebbe decisamente meno dorata. “Rundschau” ha scoperto infatti diversi casi di bambini che lavorano nella catena di approvvigionamento della Lindt. Nel villaggio di Mfenibu, vivono appunto Kennedy e Ebenezer, la cui madre Lucy è rassegnata. Spiega di essersi già dovuta indebitare. “Sono costretta a fare affidamento sui miei figli”, si lamenta la produttrice.
Lindt & Sprüngli non ha voluto reagire davanti a una telecamera, ma ha scritto che i fattori sistemici che portano al lavoro minorile sono molto difficili da influenzare. “Questa lotta richiede l’impegno di governi, organizzazioni non governative, aziende, istituzioni locali, scuole e agricoltori”, sottolinea il gruppo basato a Kilchberg (Zurigo).
“Monitoraggio insufficiente”
Lindt & Sprüngli si rifornisce di cacao da circa 80’000 agricoltori in Ghana, dove è uno dei maggiori acquirenti di cacao del Paese. Dal 2016 il gruppo svizzero monitora il lavoro minorile. Per farlo, si affida a visite non annunciate ai coltivatori di cacao. Su 8’491 ispezioni di questo tipo nel 2021, Lindt ha scoperto 87 casi di lavoro minorile. “Ridicolmente pochi”, afferma il giornalista ghanese Kwetey Nartey. “Il monitoraggio effettuato dall’azienda di cioccolato è insufficiente”, sottolinea.
A titolo di confronto, il gigante svizzero Barry Callebaut, leader mondiale dei prodotti a base di cacao, ha riscontrato 53’839 casi di lavoro minorile tra i suoi circa 250’000 agricoltori in Africa occidentale durante l’ultimo anno finanziario.
Lindt si giustifica sostenendo che “i metodi utilizzati per identificare il lavoro minorile differiscono da un produttore di cioccolato all’altro”. L’azienda sostiene di cercare “costantemente di migliorare il proprio sistema di identificazione”.
Un programma di prevenzione
Per ridurre il rischio di lavoro minorile, Lindt & Sprüngli ha creato il proprio “Farming Program”, un programma di sostegno ai produttori. Tuttavia, le ricerche dei giornalisti di SRF mostrano che la multinazionale non ha né una filiale né dipendenti in Ghana.
Il rinomato marchio del cioccolato ha infatti esternalizzato il programma al gruppo svizzero di materie prime Ecom, uno dei maggiori commercianti di cacao al mondo, nonché fornitore ufficiale delle fave ghanesi usate dalla Lindt. “Accompagniamo e sorvegliamo costantemente l’attuazione del programma di coltivazione”, ribatte il gruppo di Kilchberg .
Il lavoro minorile non è un problema solo per Lindt, ma per molti produttori cioccolatieri. Secondo uno studio dell’Università di Chicago in Ghana, il lavoro minorile è presente in più della metà delle famiglie che coltivano cacao.