La pandemia ha dato un forte impulso al telelavoro in molte aziende, comprese le FFS. Dei 33'000 dipendenti delle Ferrovie federali, infatti, circa 10'000 occupano funzioni per le quali è prevista questa modalità di lavoro. In alcune centinaia di casi, i collaboratori hanno svolto le loro mansioni dall'estero, come rivela un'inchiesta del Tages-Anzeinger.
La questione non riguarda il personale frontaliero delle FFS, che dall'inizio della pandemia gode di uno statuto speciale e può svolgere fino al 60% del lavoro da casa. Bensì casi più particolari, con persone collegate da Vladivostok, in Russia, o da località più esotiche, senza che questo fosse vietato.
La rabbia dei colleghi macchinisti, costretti nello stesso periodo a lavorare in presenza e ad esporsi anche al rischio di essere contagiati, ha però avviato una discussione interna sulla necessità o meno di intervenire in quella che il sindacato dei macchinisti ha definito una società a due classi.
Secondo le FFS, la questione riguarda poche dozzine di casi nella realtà, ma per la pace sociale dell'azienda, l'amministratore delegato Vincent Ducrot ha deciso di intervenire, vietando da giugno il telelavoro dall'estero.