Un ritorno del telelavoro tanto "di moda" durante la pandemia non è da escludere nel corso del prossimo inverno. Anche se passato un po' in sordina, è infatti fra le misure ipotizzate dal Consiglio federale per risparmiare gas ed elettricità. Il taglio delle forniture russe, unito al distacco dalla rete di circa la metà delle centrali nucleari francesi e alla siccità che complica la produzione del settore idroelettrico svizzero, fa temere che i mesi freddi possano essere segnati da una penuria energetica.
L'amministrazione federale lo sta già prevedendo per i suoi funzionari e raccomanda anche a quelle cantonali e comunali di fare le medesime riflessioni. Tuttavia, in un'ottica di risparmio la prospettiva di lavorare da casa non è più così allettante per i dipendenti: significa aumentare le proprie spese di elettricità e riscaldamento in un momento in cui i costi conoscono un'impennata. Per Carlo Sommaruga, presidente dell'Associazione svizzera degli inquilini, si tratterebbe di "un trasferimento sulle spalle dei cittadini", possibile solo "con un contributo (economico) per far fronte ai costi supplementari". Senza contare che la popolazione è già confrontata da un lato a una forte inflazione per tutti i beni di consumo e dall'altra alla richiesta di abbassare i riscaldamenti.
E le aziende? Avrebbero meno computer e luci da accendere, meno uffici da scaldare. Una tentazione che Marco Taddei, dell'Unione svizzera degli imprenditori, respinge: "Assolutamente no, ci sono anche altre considerazioni da fare. Vi è interesse da parte degli imprenditori anche ad avere i propri collaboratori in ufficio", afferma. Ognuno deve quindi fare la propria analisi di costi e benefici, che dipende molto da settore di attività e dalle dimensioni della società. Da parte padronale, si spera soprattutto che non si arrivi ai blackout, che avrebbero un impatto molto pesante.