La decisione del Consiglio federale di interrompere le trattative e non firmare l'accordo quadro con l'Unione Europea suscita reazioni diverse fra i commentatori della stampa svizzera, più severa in Romandia che nella Svizzera tedesca. "Un immenso spreco", scrive per esempio Le Temps, un fallimento di cui il quotidiano attribuisce la responsabilità al Consiglio federale, che ha tardato a prendere sul serio le preoccupazioni dei sindacati sulla protezione dei salari e, diviso, "non ha mai parlato con una sola voce e ha mancato di leadership". Brutte note anche per il primo responsabile del dossier, Ignazio Cassis, "le cui tergiversazioni hanno destabilizzato i colleghi di Governo e il mondo politico svizzero".
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Tribune de Genève e 24 Heures chiamano in causa anche partiti e cantoni: l'intero panorama politico è stato incapace di definire "le relazioni che voleva con l'UE e quali concessioni si potessero fare". Sfuggono alla critica solo UDC e Verdi liberali. Non si è riusciti nemmeno a fare una valutazione oggettiva di "vantaggi e inconvenienti" del passo che era in discussione.
Dal canto suo, La Liberté critica anche il tempismo della decisione, caduta proprio "nel momento più incomprensibile", quando Bruxelles sembrava disposta a rinegoziare.
A est della Sarine i pareri sono meno unanimi, Blick e Tages-Anzeiger ritengono sia stata presa la giusta decisione. Il primo si rallegra con il Governo per aver saputo resistere a certe "promesse lucrative" dell'Unione, il secondo sottolinea come una firma avrebbe svuotato la democrazia diretta di una parte del suo significato "su questioni importanti" e denuncia la pressioni messe in atto da Bruxelles, che non ha più volte esitato a colpire anche al di sotto della cintura per convincere Berna. Ora, però, anche sindacati e associazioni economiche devono rimboccarsi le maniche per partorire un piano B.
RG 12.30 del 27.05.2021 - L'analisi del professore René Schwok (Uni Ginevra) nel servizio di Gabriele Fontana
RSI Info 27.05.2021, 14:59
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Più critica, invece, la NZZ, secondo la quale il Consiglio federale è stato guidato più da quello che non voleva che dagli obiettivi da raggiungere. È mancata una visione comune.
"Inevitabile" per il CdT, "Atterraggio brusco" secondo laRegione
Da ultima, la stampa ticinese: "Un giusto epilogo senza fare drammi", secondo Giovanni Galli sul Corriere del Ticino, per il quale la decisione era "inevitabile" perché l'accordo quadro era "clinicamente morto da tempo" ed è "meglio nessun accordo che un cattivo accordo", anche se ci sarà probabilmente "un prezzo da pagare sotto forma di ritorsioni e opportunità perse". Più pessimista, invece, laRegione: Stefano Guerra prevede che "l'atterraggio sarà brusco". Come il pilota del Tiger precipitato in Obvaldo, il Consiglio federale ha azionato il seggiolino eiettabile dopo sette anni di negoziati "inconcludenti" la cui responsabilità non può essere attribuita al solo Ignazio Cassis, che ha ereditato un dossier già bollente, anche se poi "ci ha messo del suo" rimettendo in discussione la "linea rossa" della protezione dei salari e inimicandosi così i sindacati. Certo, "non era il caso di cedere" sui punti cruciali "ma forse valeva la pena andare ai tempi supplementari" e ci vorrà ora ben altro che "un dialogo regolare" e il versamento del miliardo di coesione per placare l'irritazione di Bruxelles. Servirà "un piano b" per contrastare "i già tangibili effetti negativi dell'erosione della via bilaterale".
Questa mattina modem ha dedicato una puntata all'ormai sorpassato accordo quadro. Ascolta il dibattito
Accordo quadro fallito
Modem 27.05.2021, 08:20
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