La Svizzera non ha regole generali per affrontare il problema dei jihadisti di ritorno nel Paese. Queste persone "non possono essere lasciate sole e abbandonate a sé stesse", afferma André Duvillard, delegato della Confederazione e dei Cantoni per la Rete integrata Svizzera per la sicurezza (RSS) in una intervista a "Le Temps".
"Un inquadramento o l'obbligo a seguire norme di condotta specifiche è assolutamente indispensabile", "bisogna limitare il massimo il rischio di un passaggio all'atto", aggiunge Duvillard, 56enne ex comandante della polizia cantonale neocastellana.
Il delegato ammette che la Svizzera è in ritardo al riguardo. Ma "ci stiamo lavorando con l'elaborazione di un piano d'azione nazionale contro la radicalizzazione", aggiunge. Nell'intervista al giornale romando Duvillard preconizza un approccio multidisciplinare che combini misure di sicurezza come la sorveglianza e provvedimenti socioeducativi. Il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) aveva indicato lo scorso 22 luglio, nel suo ultimo rapporto, di aver individuato fino ad allora 77 persone partite dalla Svizzera per la "guerra santa" islamica dal 2001.
ATS/Swing
Dal TG12.30: