L’ambasciatore dell’Unione Europea in Svizzera, Petros Mavromichalis, è stato in visita oggi, giovedì, a Bellinzona, ospite del Consiglio di Stato. Dopo lo stop decretato dal Consiglio federale nei negoziati sull'accordo quadro, la politica europea torna infatti d'attualità: domani, venerdì, è infatti previsto un aggiornamento della strategia del Consiglio federale. “Da Berna ci aspettiamo di più. Viviamo in uno spazio comune e abbiamo valori comuni, per questo dobbiamo risolvere insieme i problemi”, ha spiegato in un’intervista trasmessa durante SEIDISERA:
Signor Mavromichalis, in una scala da 1 a 10, dove 1 è la tempesta e 10 è il tempo splendido, dove situerebbe gli attuali rapporti tra Svizzera e UE?
“I rapporti tra Svizzera e Unione Europea dovrebbero essere a 10, però adesso sono forse a 7 ed è un peccato: sono bloccati, ma non dobbiamo guardare solo le cose che non vanno bene. Ci sono un sacco di cose che funzionano, la Svizzera è il nostro quarto partner commerciale e noi siamo il primo partner per la Confederazione. Ci sono un milione e mezzo di cittadini europei che vivono e lavorano in Svizzera e mezzo milione di svizzeri che vivono e lavorano in Europa. Non esiste un vero problema, non dobbiamo dimenticare la cosa più importante: abbiamo valori comuni. Visto quello che sta succedendo oggi (l’invasione russa dell’Ucraina, ndr) è importante che la Svizzera abbia la stessa lettura degli eventi”.
Oggi e ieri il Consiglio federale avrebbe dovuto discutere proprio dei rapporti Svizzera-UE, su come instradarli… cosa si aspettava lei da Berna?
“Delle proposte chiare in merito alle relazioni con l’Unione Europea. Il Consiglio federale lo scorso maggio ha deciso di non volere più l’accordo quadro, ma ora aspettiamo che ci dica cosa vuole…”
Lei dice “guardiamo le cose positive”. Posso però immaginare che un ricercatore svizzero, per esempio, non veda le cose in questo modo, essendo stato escluso da Horizon (iniziativa di ricerca scientifica dell’UE, ndr). Questa possiamo definirla una decisione politica da parte dell’Unione Europea?
“Il ricercatore svizzero non è escluso da Horizon. Quello che succede con questa non piena associazione è che la sua partecipazione sarà finanziata con mezzi svizzeri e non con fondi europei”
Però c’è un fondo politico in questa decisione…
“Tutto è politico in una relazione. Quando i problemi principali saranno risolti, ci saranno progressi anche con Horizon”
Lei dice anche che si attende delle proposte da parte elvetica. A livello politico però per esempio c’è stato anche il via libera al miliardo di coesione per l’allargamento dell’UE. È un segnale troppo timido?
“È certamente un segnale positivo, perché la Svizzera non aveva contribuito alla coesione in Europa da quasi 10 anni, però ci aspettiamo di più. Anche con questo miliardo Berna contribuisce molto meno che la Norvegia, per esempio. Se ci sono problemi bisogna discutere insieme su come risolverli: siamo in un mercato comune e in uno spazio di vita comune, anche in Ticino. Dobbiamo provare a risolvere i nostri problemi in comune”.