È una storia - per certi versi incredibile - quella di una vertenza internazionale che, dai parchi fotovoltaici della vicina Penisola, ha portato al sequestro di uno dei simboli della comunità italiana a Zurigo, la Casa d’Italia. L’edificio è in fase di ristrutturazione e ospiterà scuola italiana e consolato ma adesso è finita al centro di questa intricata vicenda.
Un'immagine d'epoca della Casa d'Italia di Zurigo
La Casa d’Italia in sé non ha nulla a che fare con la vicenda legale che vede protagonista l’imprenditore francese Francis Louvard, residente in Svizzera, determinato a recuperare i circa 30 milioni di euro che lo Stato italiano gli deve come risarcimento. Louvard è a capo di una società con fondi di investimento che, una quindicina di anni fa, avevano investito 400 milioni di euro per realizzare parchi fotovoltaici in Italia. Questo anche sulla scorta di un programma del governo italiano che garantiva agli investitori un compenso fisso per l’energia prodotta. Il problema: cambiato il governo (è arrivato Matteo Renzi), cambiate le regole; gli incentivi sono stati ridotti retroattivamente del 25%, quindi con un danno finanziario per gli investitori.
A quel punto Louvard si è rivolto al Centro internazionale per la risoluzione delle controversie in materie di investimenti, con sede a Washington. E nel 2020 ha ottenuto ragione; la sentenza arbitrale emessa nella capitale USA impone all’Italia di risarcire 16 milioni che, con interessi e quant’altro sono lievitati, nel frattempo, a 30 milioni. È una decisione vincolante per l’Italia.
Ma come si è arrivati ai sequestri in Svizzera? Dalle discussioni avute a Roma, l’imprenditore francese aveva capito che le cose non avanzavano, l’Italia non pagava. A quel punto Louvard, che risiede in Svizzera, consigliato dai suoi avvocati, è passato al contrattacco. E si è rivolto a un tribunale civile di Ginevra che, nel dicembre 2024, ha approvato il sequestro di beni italiani in Svizzera, tra cui appunto la Casa d’Italia a Zurigo.
Resta da capire perché l’Italia non paga, dopotutto 30 milioni sono una cifra non enorme per uno Stato. L’idea che si è fatto Louvard, come da lui stesso spiegato a SEIDISERA, è che ci siano visioni diverse tra i ministeri a Roma e tra politica e funzionari. Il caso in realtà è finito anche alla Camera dei deputati pochi giorni fa, e lì è spuntata un’altra ragione: secondo il ministero degli Esteri il pagamento potrebbe essere considerato un aiuto di Stato, vietato dal diritto europeo, e quindi prima di pagare si attende un via libera da Bruxelles. Tanto per aggrovigliare ancora un po’ la matassa.
Intanto l’imprenditore francese non capisce perché ci voglia tutto questo tempo e lancia un avvertimento: è pronto ad adottare altre misure più vigorose, altri sequestri, contro l’Italia, questa volta negli Stati Uniti.
Le Case d'Italia in Svizzera
Il Quotidiano 05.01.2018, 20:00