Dal primo aprile la Svizzera ricostituirà delle riserve di sementi di colza, sufficienti a coprire il fabbisogno annuo. Dovranno accumularne “gli operatori di mercato” che ne importano “più di 100 chilogrammi all’anno”. Il compito di garantire una disponibilità sufficiente di beni e servizi nella Confederazione è infatti dei privati. Lo Stato interviene solo a titolo sussidiario.
Notiziario 16.00 del 26.01.2022 Scorte di sementi di colza
rsi 01.02.2022, 17:05
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La decisione è stata adottata mercoledì 26 gennaio dal Consiglio federale. Bisogna “garantire l’approvvigionamento di alimenti di base di importanza vitale”, si legge nel comunicato governativo, e la produzione elvetica della pianta dal caratteristico fiore giallo, da cui si ricava un olio, è “totalmente dipendente dalle importazioni di semi dall’estero”. In Svizzera non esiste nessuna coltivazione. A favore di una scorta parla anche la lunga durata di conservazione dei semi.
La sede dell'Ufficio federale per l'approvvigionamento economico del Paese
“La pandemia in questo caso non ha avuto alcun ruolo”, precisa da noi interpellato l’
Ufficio federale dell’approvvigionamento economico, ma come vedremo in seguito ha pesato sotto altri aspetti. Le analisi per la colza erano già in corso e hanno evidenziato dei rischi legati a un “mercato che dagli anni ’90 si è fortemente concentrato e internazionalizzato”.
Scorte di sementi abbandonate negli anni '90. Al momento, oltre alla reintroduzione di quelle di colza non ne sono previste altre, ma l'ordinanza lascia aperta questa possibilità
È proprio negli anni '90, spiega ancora l’UFAE, che alla luce anche della fine della Guerra fredda “si era giunti alla conclusione che le sementi non contribuissero all’aumento della disponibilità”, se non a medio o lungo termine. Il Dipartimento dell’economia però “considerava le riserve prima di tutto come uno strumento di uso immediato” e ritenne quindi “che la conservazione delle sementi non si giustificasse più”.
Alcune date chiave nella storia delle scorte obbligatorie in Svizzera
Nel frattempo, però “è tornata a crescere la consapevolezza di dover essere pronti per ogni evenienza”, scrive l’UFAE. La nuova ordinanza lascia ora la porta aperta affinché alla voce “colza” se ne aggiungano altre in futuro. Per il momento però “non ci sono ulteriori scorte di sementi all’orizzonte”.
Dalla benzina, al grano, al Tamiflu
Sementi a parte, è lunga la lista dei prodotti di cui la Confederazione prescrive riserve. Scorte da liberare in caso di grave penuria, evitando razionamenti e contingentamenti. Un tempo l'elenco comprendeva sapone e persino tabacco, oggi stralciati con l'evoluzione delle priorità e delle contingenze storico-economiche. Per quanto riguarda gli alimenti, si conservano ancora sia cibi direttamente consumabili come zucchero, riso e oli, che derrate da trasformare, come i cereali panificabili.
"Non essenziale", aveva affermato il Governo nel 2019. Ma in sede di consultazione era emerso un parere diverso
Il caffè bene essenziale
Nell’aprile del 2019 Il Consiglio federale aveva messo in consultazione la soppressione dell’obbligo di conservare scorte di caffè, nel cui commercio la Svizzera è un crocevia essenziale a livello mondiale ma che, “secondo i criteri attuali non può più essere considerato un bene di importanza vitale”, come si leggeva nel comunicato stampa, e per il quale “il rischio di problemi di approvvigionamento è minimo”. La Svizzera è l’unico Paese a conservare scorte di caffè, ricordava due anni fa il portavoce di UCC-Coffee Tom Wiederkehr alla Basler Zeitung. Le reazioni all’abbandono erano state però negative, il Governo aveva fatto marcia indietro.
Le organizzazioni che gestiscono le riserve
I proprietari di scorte obbligatorie sono costituiti in organizzazioni settoriali di diritto privato, sostenute indirettamente dallo Stato e ognuna con un suo fondo di garanzia. L'adesione è obbligatoria per chi commercia nel settore. Il costo delle scorte è di 12 franchi per abitante all’anno (dato del 2018), ma era ancora di 43 franchi nel 1995. RÉSERVESUISSE immagazzina le riserve alimentari, CARBURA coordina le scorte dei vettori energetici, dalla benzina al gasolio per i riscaldamenti, HELVECURA è responsabile per gli agenti terapeutici, AGRICURA dei fertilizzanti azotati e PROVISIOGAS del metano.
Ci è mancato l'etanolo
Un buon esempio degli effetti della pandemia è quello dell’etanolo. In Svizzera viene importato da Germania, Francia, Ucraina, Brasile, Pakistan e Guatemala ed è impiegato per metà come biocombustibile, mentre il resto si divide in due terzi per l’ambito chimico-farmaceutico e un terzo per gli aromi, la cosmetica e l’alimentazione. Con la privatizzazione di Alcosuisse, nel 2018 le scorte obbligatorie erano state soppresse. L’etanolo è in particolare ingrediente essenziale dei disinfettanti, diventati onnipresenti con la diffusione del coronavirus. Nella primavera del 2020 “ci fu una carenza in Svizzera”, ricorda l’Ufficio dell’approvvigionamento economico. Diversi produttori elvetici si ingegnarono ricorrendo per esempio a grappe locali. A livello politico si elaborò una soluzione temporanea per la quale fu votato un credito di 5,82 milioni di franchi e “dal marzo 2021 sono immagazzinate 6'000 tonnellate”, precisa l’UFAE. Con l’adozione della mozione di Sophie Michaud Gigon (Verdi/VD), le Camere hanno poi incaricato un anno e mezzo fa il Governo di trovare una soluzione definitiva. Il Consiglio federale ha lanciato una procedura di consultazione e dovrebbe prendere una decisione entro l’estate. La ricostituzione delle scorte ha incontrato però una forte opposizione.
Scorte obbligatorie senza caffè: critiche alla proposta del Governo
RSI/joe.p. 19.07.2019, 13:58
Il quantitativo dei prodotti alimentari immagazzinati corrisponde grosso modo al fabbisogno trimestrale del Paese. Nella prima metà del 2022 – preannuncia l’UFAE – sarà lanciata una procedura di consultazione in vista di un aumento. In questa categoria rientrano anche foraggi e concimi, nelle altre si trovano prodotti petroliferi, gas naturale, farmaci, polietilene e polistirene, …
Aggiornamenti regolari
L’UFAE "fa regolarmente il punto sulla situazione, rivaluta e corregge i fabbisogni". Il ritmo di pubblicazione dei rapporti è quadriennale e l’ultimo risale al 2019. Contabilizzava beni per oltre 2,4 miliardi di franchi e preannunciava novità alla voce energia, con l’avvento della Strategia energetica 2050. Evidenziava poi un’evoluzione in corso nel settore degli agenti terapeutici.
Il Tamiflu, richiestissimo dagli Stati durante le pandemie di aviaria e suina
Antinfettivi (per uso umano e veterinario) e virostatici sottostanno da tempo a un obbligo, ci spiega l'amministrazione federale. Di quest’ultima famiglia, nel 2019 si conservavano ancora per esempio 1'300 kg del principio attivo oseltamivir, 26,85 milioni di capsule sfuse e 145'000 confezioni del Tamiflu. Si tratta – lo ricorderete- del medicamento assurto agli onori delle cronache per la frenesia degli Stati nell’accumulare scorte, in occasione delle pandemie di influenza aviaria nel 2004-2007 e di suina nel 2009-2010. Un farmaco la cui efficacia era stata allora messa in discussione.
TG 12.30 del 10/04/2014 di Francesca Mandelli
RSI Info 10.04.2014, 14:30
Nel 2013 alla lista delle scorte erano stati aggiunti analgesici forti e oppiacei e nel 2016 alcuni vaccini. Nel 2018, infine, erano stati invece esclusi emostatici e insulina, contando sulle riserve dei produttori e sull’obbligo di notifica per anticipare eventuali penurie. Inoltre, le scadenze di alcuni prodotti sono molto brevi e questo complica la conservazione.
Svizzera pronta alle emergenze
RSI Info 08.05.2020, 22:30
Nel rapporto 2019 si sottolineava che pure per gli agenti terapeutici si è confrontati con “processi di concentrazione indotti dalla globalizzazione”. Un problema tecnico potrebbe così “compromettere la produzione e la logistica” e “sempre più di frequente si assiste all’esaurimento degli stock”. Effetto anche di una produzione sempre più spostata in Asia.
Di mascherine erano raccomandata una scorta a popolazione e servizi sociosanitari, ma la Svizzera venne sorpresa senza riserve strategiche a inizio pandemia
Profetico – alla luce del Covid-19 – quanto si diceva delle mascherine: “in caso di un evento importante (…) sarebbe molto difficile soddisfare l’aumento esponenziale della domanda (…) e si presume che l’importazione non sarebbe più garantita”. Il fabbisogno era stimato a 745'000 unità per proteggere il solo personale sanitario nelle prime 12 settimane di una pandemia ma le scorte obbligatorie erano di meno di 200'000 FFP2 e FFP3, mentre non ne erano previste per le mascherine igieniche. Il piano pandemico dell’Ufficio federale della sanità pubblica emetteva unicamente delle raccomandazioni all'indirizzo di ospedali, case anziani, studi medici, farmacie, servizi di soccorso e cura a domicilio ma anche popolazione in generale (50 a testa quale scorta di emergenza personale).
Camionate di mascherine arrivarono in Svizzera nella prima fase della pandemia
All’avvento del coronavirus, la Svizzera si ritrovò come noto scoperta, i quantitativi disponibili non erano sufficienti per tutti. Si sostenne comunque per un paio di mesi - adducendo motivazioni scientifiche - che in realtà non servivano o non erano necessarie per tutta la popolazione, ma solo per i malati o per i curanti. Nel contempo, la farmacia dell’esercito accumulava decine di milioni di esemplari e si rafforzava la produzione interna. Poi il Governo cambiò rotta e oggi le mascherine sono diventate di uso quotidiano.
Arrivano le mascherine cinesi
Telegiornale 06.04.2020, 22:00
La crisi pandemica ha quindi evidenziato lacune e sollevato dubbi, espressi in tutta una serie di atti parlamentari, che hanno chiesto revisioni e ritocchi dei fabbisogni, puntando i riflettori in particolare proprio sulle necessità nell’ambito degli agenti terapeutici. Come per i prodotti alimentari, anche in questo caso “un ampliamento delle riserve obbligatorie è previsto”, ci conferma l’UFAE. Se ne parlerà nel 2023.
Alcosuisse ha conservato le riserve di etanolo fino alla privatizzazione. Vennero sciolte nel 2018 e a inizio pandemia se ne sentì la mancanza, tanto che si costituì una nuova scorta
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