L’iniziativa sindacale per una 13sima AVS ha fatto breccia - il 55% dell’elettorato democentrista, secondo un sondaggio Tamedia, ha crociato sì - anche fra chi vota UDC. I vertici del partito erano contrari, ma diverse sezioni cantonali avevano lasciato libertà di voto. Alla luce del risultato di domenica, “non si può certo parlare di sfiducia generalizzata nei vertici dell’UDC. Si tratta di un’eccezione”, dichiara alla RSI il politologo Claude Longchamp . “C’è però da sottolineare la partecipazione al voto, che è stata circa del 60%, un terzo in più rispetto, ad esempio, alle ultime elezioni federali. Forse i voti in più arrivano dall’UDC, forse da chi non ha una forte appartenenza politica, forse da chi vota UDC, ma si sente indipendente a livello di temi”.
Ci sono invece meno “forse” nella sconfitta del PLR, che ha perso nei cantoni dove si rinnovavano i governi, e su tutta la linea nelle due iniziative, anche in quella per l’innalzamento dell’età pensionabile proposta dai giovani liberali. “Non ho sentito un’autocritica particolare. A mio avviso il PLR fatica attualmente a smarcarsi dall’UDC”, sottolinea il politologo. Il presidente Thierry Burkart, continua Longchamp, “ha già promesso di voler rilanciare il partito, dando una linea più chiara alle varie sezioni cantonali. C’è già stato un cambiamento ai vertici, la scorsa settimana alcuni rappresentanti di spicco si sono chiamati fuori dalla direzione. Questi però sono sintomi di una crisi interna. Vuol dire che le ultime elezioni non sono ancora state digerite”. Secondo lo studioso c’è però una nuova generazione che sta crescendo in casa PLR: “E mi sembra più disposta al compromesso e vicina a questioni sociali. C’è forse un po’ di irritazione interna e questo porta anche a una minore mobilitazione”.
Quanto al fatto che la vittoria di un’iniziativa di stampo sociale, come la 13esima AVS, possa prefigurare un sostegno degli elettori di centro-destra anche agli oggetti, due sono sulla riduzione dei costi della salute, su cui gli svizzeri saranno chiamati a votare il prossimo 9 giugno, beh, il politologo frena: “Bisognerà capire fra tre mesi quanto sarà ancora importante il fattore del potere d’acquisto, un parametro con cui un paese come la Svizzera non è abituato a fare i conti. La povertà esiste anche qui e il calo del potere d’acquisto conta a livello politico perché ne siamo tutti toccati, indipendentemente dall’appartenenza a un partito”.
Il potenziale per un bis, secondo Claude Longchamp c’è, “ma ieri - sottolinea - non c’erano alternative all’iniziativa, mentre in giugno abbiamo già due iniziative concorrenti sulla riduzione dei costi della salute, una del PS, l’altra del Centro. E le soluzioni proposte sono diverse, per cui lasciano una scelta agli elettori. Non posso dire quale iniziativa verrà preferita, ma posso dire che le condizioni non saranno come quelle di domenica”.
SEIDISERA del 04.03.24, il servizio di Alessio Veronelli
RSI Info 04.03.2024, 18:34