La guerra avvicina gli svizzeri alla NATO

L'attacco militare della Russia all'Ucraina ha rafforzato l'idea di un avvicinamento della Svizzera alla NATO, approvato dal 55% della popolazione contro il 45% di un anno fa. Secondo la maggioranza, una maggiore collaborazione è compatibile con la neutralità, che è ancora difesa dal 91% dei cittadini elvetici. È quanto emerge dallo studio "Sicurezza 2023" pubblicato giovedì dall'accademia militare e dal Center for Security, entrambi affiliati al Politecnico di Zurigo. Per il sondaggio condotto annualmente dal 1993 l'istituto Link ha intervistato fra il 3 e il 20 gennaio 1'238 aventi diritto di voto.

I più ritengono che la Confederazione debba schierarsi politicamente rimanendo neutrale a livello militare, ma cresce dal 18 al 27% la quota di chi chiede una chiara presa di posizione anche in guerra.

Quanto accaduto dallo scorso febbraio ha influenzato la visione del futuro: i tre quarti vedono a tinte fosche quello del mondo ma, quasi paradossalmente, l'81% continua ad essere ottimista per quello della Svizzera (sono comunque cinque punti in meno rispetto al 2022). Il 42% ha nominato le guerre quale principale minaccia per la Confederazione, davanti ai cambiamenti climatici (34%) e alle crisi finanziarie ed economiche (31%). Forse anche per questo, in un anno è salita dal 75 al 78% la percentuale di chi considera l'esercito come necessario.

Tornando al conflitto in corso, l'opinione nei confronti delle sanzioni rimane invariata: i tre quarti circa le approvano e le ritengono conformi alle neutralità elvetica. Cala la fiducia nei confronti di Stati come Russia, Corea del Nord e Cina (l'ultimo rilevamento in proposito era del 2019), mentre aumenta quella verso gli Stati Uniti. Infine, con l'UE si continua a volere relazioni unicamente economiche, solo una minoranza è favorevole all'adesione.