Svizzera

La (presunta) truffa dei siti porno

Tre giorni di visione gratuita, dopodiché scatta l’abbonamento: la Federazione romanda dei consumatori non ci sta e si rivolge al Tribunale federale

  • 24 marzo 2024, 20:54
  • 24 marzo 2024, 21:00
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Gli abbonamenti a pagamento a siti pornografici hanno raggiunto il secondo posto nelle segnalazioni ricevute nel 2023

  • Reuters

Abbonamenti a siti pornografici stipulati in modo poco trasparente, addirittura ingannevole a detta di molti utenti che si vedono poi tartassati da società d’incasso. Il tema è caldo pochi giorni fa, la Segreteria di Stato dell’economia ha rinunciato a proseguire una causa che aveva intentato 10 anni fa sull’onda di numerosi reclami. A questa vicenda non è però stato ancora messo il punto finale: a dire la sua ci sarà infatti il Tribunale federale.

Questo perché, se dopo due proscioglimenti la SECO ha deciso di gettare la spugna, qualcun altro ha deciso di proseguire ed è la Federazione romanda dei consumatori, che come la SECO aveva querelato la società di recupero crediti OBLIGO per violazione della Legge sulla concorrenza sleale. Parliamo di due sentenze dei Tribunali di primo e secondo grado del Canton Svitto (dove ha sede questa società). L’ultima sentenza è arrivata in febbraio e la SECO ha deciso di non impugnarla. E questo anche - citiamo - “per la lunga durata del procedimento penale”.

La Federazione romanda dei consumatori critica i giudici d’appello e a suo dire già solo la valanga di reclami degli utenti che si sentono ingannati è tale da meritare l’ultimo passaggio al Tribunale federale. Gli abbonamenti a pagamento a siti pornografici hanno infatti raggiunto il secondo posto nelle segnalazioni ricevute nel 2023, si legge in un comunicato; molti inoltre pagano le fatture maggiorate per evitare il bagno di vergogna avendo consumato pornografia online.

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RG 18.00 del 24.03.2024 Il servizio di Gian Paolo Driussi

RSI Info 24.03.2024, 20:54

Parliamo di video o foto porno che possono essere visualizzati gratuitamente cliccando un paio di volte: una per accedervi e una per aprire le foto o per far partire il video con un avviso - ed è questo il punto - che per i primi tre giorni la visione è gratuita, dopodiché scatta l’abbonamento.

Molti utenti giurano di non aver sottoscritto nulla o di essere stati tratti in inganno. Ebbene i giudici svittesi hanno valutato la chiarezza dell’avviso, l’eventuale distrazione generata dalle immagini erotiche, addirittura è stata analizzata l’opacità dell’interfaccia sul telefonino rispetto allo schermo molto più grande del computer. Ed in sostanza tutto è stato ritenuto abbastanza chiaro o comunque non rilevante per parlare di inganno.

Ci sarebbero poi vizi di forma e c’è anche da capire chi aveva il diritto di querelare chi, perché sulla carta OBLIGO incassa unicamente gli abbonamenti non pagati mentre per la SECO e la Federazione romanda dei consumatori questa società non recupera solo i crediti, ma manovra pure due altre società che gestiscono gli abbonamenti veri e propri.

Si esprimerà dunque il Tribunale federale e sarà una sentenza di peso, che farà giurisprudenza, anche perché queste modalità non sono riguardano solo il mercato della pornografia.

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