Le imprese svizzere del settore dell’armamento hanno esportato lo scorso anno materiale bellico per 665 milioni di franchi, 32 in meno rispetto al 2023, un calo del 5%. È quanto rende noto la Segreteria di Stato dell’economia, che aveva autorizzato esportazioni per 2,72 miliardi.
Lo scarto col valore effettivo (come detto, 665 milioni) si spiega da un lato col fatto che una parte della merce viene venduta concretamente in un periodo successivo, e dall’altro capita che alcune autorizzazioni alla fine non vengano utilizzate.
Sono sessanta i Paesi che hanno acquistato armi elvetiche. I cinque maggiori importatori sono stati la Germania, che ha ricevuto materiale per 203,8 milioni, seguita da Stati Uniti (76,1 milioni), Italia (50,6 milioni), Svezia (42,0 milioni) e Romania (38,5 milioni), si legge in un comunicato odierno della Segreteria di Stato dell’economia (SECO). La classifica è chiusa da Andorra, che ha comprato due pistole per 190 franchi. Rispetto al 2023, scompare dalle posizioni di vertice l’Arabia Saudita.
Oltre un terzo delle vendite (34,72%) ha riguardato munizioni e rispettivi componenti, mentre i veicoli corazzati hanno rappresentato il 23,81% e le armi di ogni calibro il 9,82%.
Domande accolte e respinte
La SECO ha ricevuto 2013 domande di esportazioni nel 2024. Allo stato attuale, 1914 sono state approvate e una respinta. Dall’annessione russa della Crimea nel 2014 la Svizzera applica il diritto di neutralità alle relazioni con la Russia e l’Ucraina, si ricorda inoltre. In virtù del principio di parità di trattamento sancito dal diritto di neutralità, la Svizzera non può autorizzare le richieste di trasferimento di materiale bellico di provenienza elvetica verso una delle due parti in conflitto.

In calo le esportazioni di materiale bellico
Telegiornale 11.03.2025, 20:00

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Notiziario 11.03.2025, 10:00
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