La modifica della Legge federale sul materiale bellico non fa l’unanimità. La destra applaude ma vorrebbe una maggiore flessibilità. La sinistra invece chiede più requisiti e il gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE) minaccia già un referendum.
La bozza prevede che i Paesi, soprattutto occidentali, che hanno acquisito materiale bellico svizzero, possano riesportarlo in un Paese terzo a condizione che sia trascorso un periodo di cinque anni dalla firma della dichiarazione di non riesportazione.
Questa modifica della legge, proposta dal Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale, mira a consentire la riesportazione di materiale di guerra in Ucraina. Il Paese destinatario finale, è una delle condizioni, deve aver esercitato il diritto di autodifesa secondo il diritto internazionale. Secondo il Consiglio federale, il progetto rispetta la legge sulla neutralità.
Al termine della procedura di consultazione, chiusasi lunedì, il Centro, il PLR e i Verdi Liberali hanno considerato il progetto un compromesso che non mette in discussione la neutralità. L’UDC lo respinge, pur essendo favorevole a un allentamento bocciano quello che definiscono un “mostro burocratico”. Per i democentristi la modifica di legge è “un fattore esistenziale per la sopravvivenza dell’industria elvetica degli armamenti”, ma è necessaria una liberalizzazione generale. Il Partito socialista vuole una soluzione su misura per sostenere l’Ucraina e nessun allentamento generale. Una “Lex Ucraina” che non promuova la Svizzera come sito d’armamenti. I Verdi, dal canto loro, respingono di principio la bozza.
Flash 08.00 del 22.10.2024 Il servizio di Maria Jannuzzi sulla paventata chiusura della fabbrica di munizioni
RSI Info 22.10.2024, 10:24
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La Svizzera contribuisce allo sminamento dell'Ucraina
Telegiornale 17.10.2024, 20:00