“Indubbiamente l’unica arma realmente in grado di cambiare le sorti di un conflitto è l’arma nucleare. Questo va da sé, ed è evidente. Però, se restiamo nel campo convenzionale, oggi ci sono tutta una serie di strumenti e di sistemi, magari non in grado di ribaltare le sorti di un conflitto, ma in grado di incidere pesantemente su quel conflitto e sull’andamento di quel conflitto”. Così Pietro Batacchi (direttore di RID – Rivista Italiana Difesa), ai microfoni della RSI, fa il punto sulla corsa alle super-armi, sullo sfondo delle guerre (in Ucraina e Medio Oriente) e del timore, sempre presente, che la continua escalation possa trascinare, per volontà o errore, all’innesco (senza ritorno) delle armi nucleari. Intanto - bisogna ribadirlo – gli armamenti continuano, quotidianamente, a bruciare vite (anche di migliaia di civili) nei conflitti in atto e bruciano ormai i bilanci dei Paesi (pure di quelli che in guerra ancora non sono), sottraendo risorse indispensabili per la vita dignitosa della popolazione (le conseguenze sono tagli a sanità, pensioni, istruzione, sostegno al lavoro, servizi pubblici...).
Quali sono gli armamenti che i diversi Paesi mettono in testa alla lista? Quelli che giocano il ruolo più importante in questo momento?
“Oggi un ruolo molto importante sui campi di battaglia viene assunto dai droni, che svolgono tutta una serie di compiti: dalla guerra elettronica, all’attacco dei bersagli a terra, alla ricognizione-sorveglianza. A questo elemento io aggiungerei le armi a lungo raggio che, per esempio, abbiamo visto in Ucraina essere utilizzate in maniera massiccia soprattutto dai russi, ma anche dagli ucraini. Quindi armi in grado di colpire con precisione un obiettivo in profondità, ma non solo. Un’importanza fondamentale sul campo di battaglia ce l’hanno gli strumenti di osservazione, di ricognizione: dai satelliti ai velivoli e ai droni spia. Un altro settore che mi viene in mente, anche alla luce di quanto è accaduto in Libano il 17 settembre 2024 (i cercapersone fatti esplodere a distanza n.d.r), sono gli strumenti cyber e di guerra elettronica”.
Un drone russo sgancia esplosivo in una località imprecisata nella regione di Donetsk
Abbiamo visto anche droni ucraini portare distruzione sul suolo russo… Quali sono i droni più usati nelle zone di guerra?
“Oggi drone significa tante cose, significa un velivolo non pilotato a grande prestazione, che fa ricognizione e osservazione da alta quota. Che ha strumenti sofisticatissimi di ascolto oppure di captazione dei segnali elettromagnetici (questi sono droni estremamente costosi, si parla di decine e decine di milioni di dollari). Però drone significa anche il piccolo quadricottero, il drone FPV, oppure semplicemente un velivolo non pilotato-tattico, in grado di fare ricognizioni su una porzione del campo di battaglia. Insomma, oggi drone significa tutto e il contrario di tutto. Per un drone si possono spendere poche centinaia di dollari, così come decine di milioni di dollari”.
Un soldato ucraino della 71a Brigata Jaeger prepara un piccolo drone FPV in prima linea, vicino ad Avdiivka, regione di Donetsk, Ucraina (22 marzo 2024)
Parliamo dei missili…
“I modelli sono svariati. Abbiamo razzi di precisione dei reparti e dei sistemi di artiglieria, per esempio, in grado di colpire a 50-60-70 chilometri. Dall’inizio della guerra in Ucraina i russi stanno impiegando con successo, soprattutto negli ultimi periodi, i missili balistici tattici Iskander, che colpiscono a 300-500-600 chilometri (dipende dalle versioni e dalle condizioni ambientali). Gli Iskander russi, ripeto, soprattutto negli ultimi periodi, hanno dimostrato di essere molto, molto precisi. Gli ucraini hanno ottenuto buoni risultati con i missili da crociera a lungo raggio antinave Neptune (poi adattati al ruolo di attacco terrestre), che hanno una portata di 300-350 chilometri. Ricordiamo anche il missile da crociera per l’attacco a terra per eccellenza, il famoso Tomahawk americano, con una portata intorno ai 2’000 km. Gli Storm Shadow - che inglesi, francesi e italiani hanno fornito agli ucraini - sono missili da crociera (del tipo land attack, aereo-lanciato) e hanno una portata ben superiore ai 500 chilometri. Insomma, la casistica è varia”.
E poi ci sono i missili ipersonici… vengono “venduti” come ordigni capaci di oltre 2’000 km di gittata, in grado di eludere i sistemi difensivi (grazie a una presunta velocità di circa 11’000 km/h) e di essere armati in maniera convenzionale o nucleare…
“Il missile ipersonico oggi è più che altro un’arma della propaganda. Parlare oggi di missili ipersonici è un po’ complicato, perché quelli che abbiamo visto in uso in Ucraina, i famosi Kinzhal russi, non sono propriamente missili ipersonici, ma sono missili balistici, adattati al lancio da aerei, per cui è una fattispecie diversa. I russi dicono di avere usato lo Zircon, che sarebbe un missile ipersonico propriamente detto, ma non abbiamo molti dettagli in questo senso. I cinesi li stanno sviluppando, gli americani li stanno testando. Però, ad oggi, un vero e proprio missile ipersonico non l’abbiamo ancora visto in opera”.
Un'esercitazione russa nel Mar Nero, Crimea, del 9 gennaio 2020, che prevedeva il lancio di missili da crociera Kalibr e di missili balistici aeronautici ipersonici Kinzhal
E gli ATACMS?
“Gli ATACMS sono missili balistici a corto raggio, sono nell’arsenale degli Stati Uniti e di altri eserciti NATO. Possono anche essere dotati di testate cluster, cioè di testate che rilasciano decine e decine di sub-munizioni sul terreno, per colpire bersagli cosiddetti areali. Anche quest’arma, gli ATACMS, è ormai un’arma degli anni ’80, da questo punto di vista è un’arma abbastanza nota e se vogliamo anche obsoleta”.
Resta il fatto che sul fronte Occidentale, continua la polemica tra chi resta favorevole a consegnare missili a lungo raggio a Kiev perché colpisca il territorio russo e chi è contrario…
“Le sorti della guerra, evidentemente, non verrebbero cambiate da questo punto di vista. Però è chiaro che ci sono sensibilità politiche e quelle dipendono ovviamente da quella che è la concezione, da quella che è la posizione, dei singoli Governi. Insomma, questa è una questione politica, non militare”.
Quindi è una questione politica perché questi Paesi avrebbero paura di irritare la Russia e di subire poi una rappresaglia diretta, di innescare un’escalation?
“Esattamente. Diciamo che, a seconda della cultura politica (mettiamola così) e a seconda della cultura strategica di ogni Paese, c’è un comportamento conseguente rispetto all’eventuale via libera di questi sistemi d’arma all’Ucraina”.
Perché l’impiego di questi missili non cambierebbero le sorti della guerra? Per via del fatto che l’Occidente non ha abbastanza missili?
“Perché questa è una guerra dove l’elemento quantitativo ha una rilevanza superiore rispetto a quello qualitativo”.
Vuol dire che la Russia ha più uomini da mandare in prima linea rispetto all’Ucraina o all’Occidente?
“Banalmente la Russia oggi è un Paese di oltre 140 milioni di abitanti. L’Ucraina di 38 milioni. E questo, in un tipo di guerra del genere, una guerra di lunga durata ad alta intensità, evidentemente, ha un suo peso. Ha una sua qualità, diciamo così”.
Dietro il poster con il soldato russo sono esposti 30 macchinari militari costruiti in Ue, USA e Sud Africa, sequestrati in Ucraina. Collina Poklonnaya, Mosca (27 maggio 2024.)
La guerra potrebbe cambiare… se entrasse in gioco il nucleare. Però sarebbe “l’ultima carta”; fine dell’umanità!
“Assolutamente sì, assolutamente sì. Noi non siamo in uno scenario del genere e non vogliamo pensare a uno scenario del genere, ma è chiaro che il nucleare è uno dei convitati di pietra di questo conflitto. I russi non hanno mai perso l’occasione per citarlo, per far vedere al mondo che, in caso di una crisi vera del fronte russo, ci potrebbe essere anche questa opzione, questa possibilità. E noi, nel senso di noi NATO, e noi alleati degli ucraini dobbiamo comunque, nel nostro calcolo strategico, tenere sempre in conto di questa opzione”.
Diversi media riportano da tempo di presunti accordi in ambito militare tra il presidente russo Vladimir Putin e Paesi come l’Iran, la Corea del Nord, la Cina... Le fonti occidentali ne parlano mettendo l’accento sul pericolo di una tale collaborazione, che presupporrebbe – a fronte della fornitura di munizioni d’artiglieria, missili a corto raggio, droni, microelettronica - la cessione da parte dei russi di tecnologie che potrebbero permettere ai Paesi in questione di colmare il divario che li separa da quelli più potenti militarmente. Gli esempi? Si parla di una superiorità della Federazione Russa, tra l’altro, nel campo dei missili ipersonici, nei sommergibili a propulsione nucleare (con motori iper-silenziosi che sfuggono ai sonar, in grado di restare nascosti in immersione per tempi lunghissimi prima di lanciare missili intercontinentali dotati di testate atomiche). Per non parlare delle tecnologia che sta dietro la realizzazione di testate nucleari sempre più “tascabili”… Al di là delle affermazioni e delle smentite delle parti in causa, cosa sappiamo oggi di questi presunti accordi? Cioè a che punto è credibile sia arrivata la collaborazione tra Russia, Cina, Iran e Corea del Nord?
“Ma guardi, è chiaro che gli iraniani, piuttosto che i nord-coreani non forniscono gratis missili e munizioni alla Russia. Ovviamente. E quindi c’è qualcosa che la Russia dà in cambio a questi Paesi. Alla Corea del Nord soprattutto derrate alimentari, ma non solo, tecnologia per il settore spaziale, probabilmente tecnologia per migliorare il settore della missilistica balistica. E lo stesso avviene anche con gli iraniani. Poi è chiaro che noi non conosciamo i dettagli di questi tipi di accordo, cosa i russi danno in cambio agli iraniani, però si è parlato anche in passato (e si sono comunque anche attuati) trasferimenti relativi, per esempio, ai cacciabombardieri, un settore dove l’industria iraniana ha subito notevolmente l’impatto degli embarghi e delle sanzioni occidentali. É possibile che ci sia assistenza a livello anche di nucleare e probabilmente, anche nel caso degli iraniani, nel settore spaziale. Però, ripeto, si tratta di accordi per la gran parte classificati. Insomma si possono fare solo supposizioni”.
Il sottomarino russo K-186 "Omsk" del gruppo artico Flotta del Nord, nell'Oceano Artico, durante le esercitazioni "Ocean 2024" (10 settembre 2024)
Gli amici di oggi, però, potrebbero diventare i nemici di domani e viceversa …
“È sufficiente fare una comparazione storica, pensare al passato, alla storia d’Europa. Francia e Inghilterra si sono combattute per secoli, poi hanno combattuto assieme le due guerre mondiali, contro il comune nemico tedesco. Per cui i cambiamenti di fronte e di bandiera non sono certo una novità”.
Ammesso e non concesso che Putin stia offrendo a questi Paesi la sua tecnologia, in particolare quella nucleare, questa strategia potrebbe stravolgere gli equilibri mondiali? Voglio dire, una volta che si è insegnato a questi Paesi a costruire bombe atomiche, ecco, non si può più tornare indietro…
“Diciamo che Putin ha già stravolto gli equilibri mondiali, nel senso che si è creata una partnership, ad esempio, tra Russia e Iran e tra Russia e Corea del Nord, che semplicemente tre/quattro anni fa non c’era. Quindi c’è un elemento di novità laddove la Russia è stata, fino a un certo punto, un partner strategico dell’Europa; ora un partner strategico dell’Europa non lo è più, anzi è diventata un partner strategico, un quasi alleato di Iran e Corea del Nord”.
Questa potrebbe essere una strategia di Putin per portare al tavolo delle trattative l’Occidente?
“Questa è una strategia di chi comunque è in cerca di alleati per combattere una guerra di lunga durata ad alta intensità, che nessuno dei due può combattere da solo”.
Questi accordi sarebbero solo la conseguenza della guerra in Ucraina o queste intese sarebbero avvenute comunque?
“Sono conseguenza di un progressivo distacco della Russia dall’Europa, culminato poi con la guerra in Ucraina e la recisione degli storici legami energetici che c’erano tra l’Europa e la Russia”.
Sostanzialmente quindi una Russia isolata, che a questo punto si rivolge dove può…
“Una Russia isolata dall’Occidente e in cerca di nuovi partner a Oriente; partner che di buon grado hanno accettato il supporto della Russia”.
Si parla anche di scambi di tecnologia militare da parte della Russia con India, Brasile, Sudafrica. Cosa sappiamo?
“L’India è uno storico acquirente di sistemi d’arma della Russia. Da questo punto di vista non c’è una novità. L’India, che è uno dei grandi importatori di sistemi d’arma, ha una lunga tradizione di rapporti con la Russia. Rapporti che ci sono sempre stati; negli ultimi tempi sono stati potenziati, ma nulla di eclatante rispetto a una relazione che c’è sempre stata”.
E per quanto riguarda Brasile e Sudafrica, questa è una novità?
“Non necessariamente; è più una novità semmai sul fronte del Brasile, ma anche in questo caso si tratta di Paesi che una volta avremmo chiamato non allineati, cioè Paesi che non sono strettamente allineati con l’Occidente, che hanno bisogno di diversificare, di cercare altre sponde… in parte la Russia, ma in parte anche la stessa Cina… Come dire, il mondo non è tutto a immagine e somiglianza dell’Occidente, evidentemente”.
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