Le forze armate russe saranno portate a un milione e mezzo di effettivi. Il relativo decreto è stato firmato dal presidente Vladimir Putin, mentre continua l’avanzata nell’est dell’Ucraina e la controffensiva nella regione di Kursk, dove dal 6 agosto è in atto una penetrazione delle truppe di Kiev.
Proprio nella porzione del Kursk russo occupato dagli ucraini il ministro degli Esteri di Kiev, Andriy Sybiha, ha detto di avere invitato le Nazioni Unite e il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr), per una visita il cui scopo sarebbe quello di dimostrare che “l’Ucraina rispetta il diritto umanitario internazionale” in quel territorio. Una mera “provocazione”, ha risposto il portavoce del Cremlino. “Ci auguriamo che affermazioni così provocatorie non vengano accolte dai destinatari”, ha detto Dmitry Peskov..
Il ministero della Difesa di Mosca ha detto di avere riconquistato altri due villaggi nella stessa regione di Kursk: quelli di Uspenovka, sul fianco occidentale del teatro di guerra, e Borki, sul fianco orientale. La settimana scorsa aveva affermato di avere liberato dieci villaggi nell’arco di soli due giorni. Il governatore, Alexei Smirnov, ha ammesso tuttavia che le autorità hanno ordinato l’evacuazione della popolazione civile di altri due distretti, quelli di Rylsk e Khomutovka, situati in una fascia di 15 chilometri lungo il confine finora non investita dai combattimenti.
Non sono note le ragioni della decisione né quante persone devono lasciare le loro case. Fino ad ora già 150’000 persone sono state evacuate. Nel frattempo, nella vicina regione di Belgorod, otto civili sono rimasti feriti da un bombardamento ucraino su un sobborgo dell’omonima città capoluogo, secondo quanto ha riferito il governatore, Vyacheslav Gladkov.
Il decreto di Putin per l’ampliamento delle forze armate non precisa quanti del milione e mezzo di militari saranno soldati di leva e quanti professionisti, in particolare contrattisti arruolati per il conflitto in Ucraina. In occasione dell’ultima chiamata alla leva, la primavera scorsa, i comandi di Mosca avevano assicurato che nessuno dei nuovi coscritti sarebbe stato inviato a combattere. E alla fine dello scorso anno il presidente aveva sottolineato che i due terzi dei 617’000 militari allora impiegati in quella che a Mosca viene definita ‘operazione militare speciale’ erano contrattisti e un terzo riservisti richiamati alle armi.
Recentemente la testata Moscow Time aveva scritto che lo stipendio mensile minimo di un soldato a contratto in Russia è di 210’000 rubli (quasi 2100 franchi), vale a dire tre volte di più del reddito medio del Paese, a cui vanno aggiunti una serie di corposi benefit.
Mosca continua intanto ad attendere di sapere se gli USA e la Gran Bretagna decideranno di consentire all’Ucraina di utilizzare i missili Atacms e Storm Shadow che le hanno fornito per attaccare in profondità il territorio russo. La scorsa settimana Putin aveva detto che a programmare tali vettori per il lancio dovrebbero essere comunque addetti militari dei due Stati occidentali, e quindi il loro utilizzo significherebbe che “Paesi NATO sono in guerra con la Russia”. In questo scenario, aveva aggiunto, Mosca prenderebbe “le decisioni appropriate”.
La risposta ipotizzata lo scorso giugno dal presidente era la fornitura di missili russi in regioni del mondo da dove potrebbero essere usati per sferrare attacchi su “obiettivi sensibili di quei Paesi che forniscono armi all’Ucraina”. E forse non è un caso che il segretario del Consiglio di Sicurezza nazionale russo, Serghei Shoigu, abbia avuto un incontro oggi a Damasco con il presidente siriano Bashar al Assad solo pochi giorni dopo un colloquio a Pyongyang con il leader nordcoreano Kim Jong-un.
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