Nel 2023, CSS ha incassato 1248 milioni di franchi per assicurazioni complementari nei settori ospedaliero e ambulatoriale. Nello stesso anno, ha versato 784 milioni per rimborsare prestazioni mediche. Ha quindi ricevuto il 37% di premi in più rispetto a quanto ha speso per le cure, rivela un’inchiesta di RTS.
I margini delle assicurazioni complementari (Forum, RTS, 14.04.2025)
Dal 2012, la differenza tra il denaro incassato e i trattamenti finanziati si è mantenuta quasi costantemente tra il 35 e il 40%.
Un franco di spese per tre franchi di cure
A cosa servono le centinaia di milioni pagate in più dagli assicurati? La FINMA, in linea di principio, ritiene che margini di utile superiori al 10% dei premi raccolti devono essere considerati come abusivi. Il resto, ovvero più di 300 milioni di franchi per CSS nel 2023, sarebbe quindi dedicato alle spese di gestione e agli accantonamenti.
In sintesi, per ogni tre franchi di cure rimborsate, ci sarebbe almeno un franco di spese varie e accantonamenti. A titolo di confronto, nel campo dell’assicurazione malattia obbligatoria, le spese amministrative ammontavano a un franco per 19 franchi di trattamenti nello stesso anno.
“Queste cifre sono sconcertanti”, afferma Mauro Poggia, ex consigliere di Stato ginevrino responsabile della sanità. “Gli assicuratori parlano ovviamente degli accantonamenti, sappiamo che è sempre difficile vederci chiaro. Ci sono anche gli stipendi e i bonus dei dirigenti. Purtroppo, questi gruppi sono oggi diretti da manager mercenari il cui unico scopo è aumentare i profitti e quindi i dividendi”.
Differenze importanti e inspiegate
Come CSS, Helsana è considerata, a livello svizzero, un gigante nel campo delle assicurazioni malattia complementari. I loro volumi d’affari sono comparabili.
Tuttavia, nel 2023, Helsana ha ricevuto “solo” il 27% di premi in più rispetto ai rimborsi effettuati, in confronto al margine prima delle spese del 37% registrato da CSS. Il divario è ancora più ampio con Sanitas, un attore leggermente più piccolo del mercato.
Come spiegare queste differenze quando gli utili sono regolamentati? CSS si limita a dire “il margine del 37% che menzionate non riflette gli utili. Non include le spese amministrative, gli accantonamenti e la partecipazione agli utili”. Non una parola sulla differenza con il concorrente.
La FINMA, da parte sua, afferma di “non essere autorizzata a commentare ulteriormente le differenze dei margini” messe in evidenza. È persino impossibile sapere quali costi creano le differenze tra gli assicuratori: “Non possiamo commentare questa richiesta”, indica l’autorità di vigilanza.
Precisa però che “i tassi di spese di gestione per prodotto non sono uniformi, in particolare a causa di effetti di scala (...). Inoltre, per i prodotti che sono all’inizio del ciclo o il cui effettivo è in crescita, i tassi di spese sono elevati a causa dei costi di conclusione dei contratti”.
Impennata di guadagni e costi
Le differenze non sono evidenti solo tra i gruppi, ma anche nel corso del tempo, in particolare per le cure ospedaliere stazionarie. Per tutti gli assicuratori, i margini al netto dei costi sono passati da una media del 19% nel periodo 2008-2011 al 31% dal 2012. In quell’anno, il finanziamento degli ospedali e delle cliniche è stato ampiamente rivisto.
La riforma obbligava in particolare i cantoni a finanziare una parte delle cure stazionarie, sgravando parzialmente gli assicuratori privati. Mauro Poggia era in prima linea per assistere a questa evoluzione. Ammette di essere un po’ esasperato: “Dal 2015, ho cercato di sapere come la FINMA si assicurasse che il denaro pubblico non servisse semplicemente ad aumentare i profitti degli assicuratori privati. Non ho mai ottenuto una risposta a causa del sacrosanto segreto d’affari”.
L’intervista a Mauro Poggia (Forum, RTS, 14.04.2025)
Come giustificare aumenti dei margini superiori al massimo utile consentito? Ancora una volta, CSS elude la domanda: “Non possiamo commentare questa cifra, poiché non conosciamo la sua base di calcolo. La FINMA approva ogni anno le tariffe e controlla anche il margine di utile dei prodotti assicurativi”.
Tuttavia, le cifre derivano direttamente da quelle pubblicate dalla suddetta FINMA, secondo le informazioni raccolte presso gli assicuratori. Abbiamo anche interpellato quest’ultima. Ci ha fatto sapere che oltre alle spese di gestione, gli assicuratori dovevano coprire i loro futuri rimborsi, tenendo conto dell’invecchiamento della popolazione. Una risposta che non spiega il balzo improvviso tra il 2011 e il 2012.
Poggia critica l’atteggiamento della FINMA, poco loquace, “che funge da giubbotto antiproiettile per gli assicuratori, i quali citano le sue direttive per giustificare la pressione sui costi, mentre i pazienti sono presi in ostaggio in questa battaglia”.

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SEIDISERA 14.04.2025, 18:00
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