Analisi

I dazi svizzeri praticamente non toccano gli Stati Uniti

L’agricoltura elvetica è protetta da importanti barriere commerciali ma, secondo i dati delle dogane svizzere, ostacolano solo marginalmente le importazioni statunitensi

  • 17 aprile, 05:49
  • 17 aprile, 09:38
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L'anno scorso è stata l'Italia ha pagare la fattura più salata legata ai dazi svizzeri

  • Keystone
Di: Romain Carrupt, Tybalt Félix (RTS)/sf 

I produttori statunitensi sarebbero ingiustamente ostacolati quando vendono le loro derrate in Svizzera, secondo l’amministrazione Trump. Le statistiche analizzate da RTS mostrano però che questa accusa assomiglia più a un pretesto.

La Svizzera protegge effettivamente il suo mercato agricolo. Infatti, alcuni prodotti sono soggetti a importanti barriere, chiamate contingenti. Questi fissano le quantità massime che possono essere importate, oltre le quali si applicano tasse importanti.

Queste tasse molto elevate penalizzano davvero la bilancia commerciale e i produttori statunitensi? Per averne la certezza, bisogna esaminare le importazioni all’interno dei contingenti, che sono tassate in modo nettamente inferiore.

I dazi sono, nella maggior parte dei casi, equivalenti per l’Europa e gli Stati Uniti. Nella selezione di prodotti, solo le arance sono notevolmente più penalizzate per i produttori d’oltreoceano (0% per l’UE).

Su questi nove prodotti importati massicciamente in Svizzera, solo uno proviene regolarmente dagli Stati Uniti: la carne di manzo, di cui l’11% proviene dai “magnifici animali” lodati dal Segretario del commercio dell’amministrazione Trump. Per tutti gli altri, la quota è nulla o marginale. Ciò significa che anche senza o con pochissimi dazi, i produttori americani non esportano in Svizzera.

Per eliminare i dazi doganali, la Svizzera dovrebbe essenzialmente rinunciare ai suoi contingenti. Ma a chi gioverebbe realmente? A parità di concorrenza, i partner alimentari della Svizzera sono europei. Irlandesi per il manzo, tedeschi o ungheresi per il pollame, italiani per i pomodori o le arance.

Nel 2024, sono proprio gli italiani ad aver pagato la fattura più alta, 162 milioni di franchi, seguiti a ruota dai tedeschi, con un milione in meno. Quanto agli Stati Uniti, hanno versato 6 milioni di franchi, ovvero 27 volte meno.

Senza contingenti o senza dazi, che si applicano a tutti, nulla indica che la quota di importazioni statunitensi aumenterebbe.

Dazi statunitensi, frenata in vista per l’economia svizzera

Secondo il Consiglio federale, la politica doganale americana avrà un impatto sulla congiuntura svizzera. Mercoledì ha indicato di aspettarsi un rallentamento della crescita, ma non un crollo dell’economia. Le stime sono tuttavia caratterizzate da incertezza.

Dal 12 marzo, nuovi dazi americani del 25% colpiscono i prodotti in acciaio e alluminio. Inoltre, dazi aggiuntivi del 25% sulle automobili sono stati introdotti il 3 aprile.

Infine, un dazio aggiuntivo del 10% sulle importazioni da quasi tutti i Paesi verso gli Stati Uniti è entrato in vigore il 5 aprile. Alcuni beni svizzeri ne sono attualmente esclusi, in particolare la maggior parte dei prodotti farmaceutici, che rappresentano più della metà delle esportazioni elvetiche verso gli Stati Uniti.

Il congelamento per 90 giorni dei dazi aggiuntivi specifici per ogni Paese (+21% per la Svizzera) permette oggi alla Svizzera di non essere più colpita degli altri Paesi. Tuttavia, bisogna prevedere conseguenze indirette, dovute a un rallentamento della congiuntura mondiale e alla volatilità dei mercati finanziari e dei tassi di cambio, spiega il Governo in un comunicato.

Si aspetta che la congiuntura svizzera evolva meno favorevolmente rispetto alle previsioni congiunturali del 18 marzo, che prevedevano una crescita del PIL dell’1,4% per quest’anno.

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Dazi, il piano delle organizzazioni economiche elvetiche

Telegiornale 13.04.2025, 20:00

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