L’effetto della guerra ai confini orientali dell’Europa e delle pressioni statunitensi sugli alleati perché aumentino i propri investimenti nella difesa (iniziate sotto la prima presidenza Trump) si riflette già in molto evidente nelle cifre: le importazioni di armamenti da parte dei Paesi europei membri della NATO sono più che raddoppiate negli ultimi anni e parallelamente ha continuato a crescere la dipendenza del Vecchio continente dalla produzione statunitense, che nel quinquennio 2020-2024 ha rappresentato il 64% degli acquisti. Sono questi i dati salienti del nuovo rapporto annuale pubblicato lunedì dal SIPRI, l’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma.
L’Ucraina è diventata nel periodo in esame il primo importatore mondiale, con una quota di oltre l’8%, mentre gli Stati Uniti hanno cementato la propria prima posizione mondiale come esportatori (43%, oltre il quadruplo della Francia seconda). Per effetto della guerra che le richiede di mantenere in patria quanto produce, delle sanzioni e delle pressioni statunitensi sugli altri Paesi, la Russia ha nel contempo visto la sua quota di esportazioni calare di due terzi.
Questo in un contesto in cui la somma globale è rimasta praticamente invariata (-0,6) per effetto del calo degli acquisti di alcuni grandi clienti mediorientali e asiatici in particolare.
Secondo Pieter Wiezeman del SIPRI, “i Paesi europei della NATO hanno tentato di ridurre la loro dipendenza e di rafforzare la propria industria della difesa, ma i rapporti transatlantici in questo ambito sono profondamente radicati”. Insomma, ci sono segnali di sforzi in direzione di una maggiore autosufficienza, ma che non hanno (ancora?) prodotto gli effetti sperati. Fra le ordinazioni a Washington nel corso del quinquennio spiccano quasi 500 aerei da combattimento, ma anche i sistemi di difesa contraerea Patriot. Fa eccezione a questa regola praticamente solo la Francia, che più di tutti fa in proprio, mentre Regno Unito, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Danimarca sono gli esempi opposti.
Nel dettaglio, il confronto è fra il periodo 2019-2023 e quello 2020-2024: l’incremento di importazioni europee risulta essere del 105%. Anche se il principale cliente di Washington rimane l’Arabia Saudita, con una quota del 35%, per la prima volta da 20 anni l’Europa supera il Medio Oriente nel suo complesso (33%).
Anche la Francia ha accresciuto le sue esportazioni nel resto d’Europa, grazie ai caccia Rafale comprati da Grecia e Croazia e le forniture all’Ucraina, ma quanto sia forte la tendenza a rivolgersi oltre Atlantico lo dimostra un dato: nonostante quanto sopra, l’India da sola compra ancora il doppio di armi francesi rispetto all’Europa intera.
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