Svizzera

La prima volta di Guy Parmelin

Intervista al consigliere federale UDC, eletto presidente della Confederazione per il 2021: "Lavorare sulla coesione"

  • 9 dicembre 2020, 19:37
  • 22 novembre, 18:00
03:20

RG 18.30 del 09.12.2020 - L'intervista di Mattia Serena a Guy Parmelin

RSI Info 09.12.2020, 19:35

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Di: Mattia Serena 

La coesione nazionale sarà al centro dell'anno presidenziale di Guy Parmelin. Il consigliere federale UDC è stato eletto mercoledì mattina con 188 voti e dovrà innanzitutto guidare il Governo nella gestione della lotta alla pandemia. Rispetto alla prima ondata, però, il Paese ora è molto più diviso.

Signor consigliere federale, come intende fare in modo che la maggior parte dei cittadini torni ad avere fiducia nel Consiglio federale in un momento così difficile?

"Ci sono diversi modi per farlo. Per me la coesione è estremamente importante. Le ultime settimane hanno mostrato divisioni e incomprensioni che riguardano regioni urbane e periferiche, ad esempio sulla legge sulla caccia e l'iniziativa per le imprese responsabili, ma anche divisioni tra regioni linguistiche. In un contesto politico dai toni più duri, è importante per il Consiglio federale andare maggiormente sul terreno, per spiegare perché prende certe posizioni. Occorre avere più contatti con la popolazione, con le regioni e i cantoni, ed è quello che cercherò di fare nel mio anno presidenziale accanto agli altri miei compiti".

In questo momento sono i cantoni romandi ad essere arrabbiati. Potrebbero dover chiudere i ristoranti mentre al contrario pensavano finalmente di poterli aprire...

"Le intenzioni del Consiglio federale sono state presentate ieri. Credo sia giusto che il Governo annunci come vede la situazione dopo averne discusso intensamente sulla base di fatti e cifre. La legge prevede che bisogna consultare i cantoni. È vero la situazione sanitaria non è in tutti la stessa, ma il Consiglio federale farà il punto della situazione venerdì dopo aver preso atto di tutte le posizioni".

Possiamo dire che questa crisi sanitaria ed economica ha mostrato i limiti del federalismo in questo Paese?

"Non credo, tengo molto al federalismo, così come il Consiglio federale, ma occorre che sia efficace e venga interpretato nell'interesse generale del Paese. Federalismo non vuol dire semplicemente guardare ciò che capita a casa propria. Si tratta anche di riunire tutti ed è questo il ruolo del Consiglio federale, che agirà coinvolgendo i cantoni ma anche mondo economico e partner sociali".

Nella gestione di una crisi la comunicazione è molto importante, cosa risponde a chi dice che lei non è un bravo comunicatore?

"Ho un bravissimo capo della comunicazione... (afferma ironico, ndr). Ognuno ha il suo carattere: a me ciò che interessa sono i risultati concreti a lungo termine. Non è spettacolare, ma agli annunci 'ad effetto' preferisco il pragmatismo e l'efficacia e questo non cambierà. Non forzerò il mio modo di essere. Difendo le mie posizioni in Governo, poi c'è una decisione del collegio e si va avanti".

E tra le decisioni del collegio ci potrebbe anche essere la firma all'accordo istituzionale con l'UE, al quale il suo partito si oppone con forza. È pronto da presidente eventualmente a doverlo difendere?

"Sono sempre pronto ad ogni eventualità come tutti i miei colleghi in Consiglio federale".

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