Tarmed, Tardoc, forfait ambulatoriali: sono i termini poco decifrabili di una procedura ancora più complessa e delicata. Stanno infatti alla base di un’accesa discussione in corso da anni e che ha diviso il mondo della sanità in Svizzera: da una parte le casse malati raggruppate in Santésuisse e l’organizzazione degli ospedali H+, dall’altra un gruppo di casse malati raggruppate in Curafutura e che vanno d’accordo con l’organizzazione di medici FMH.
Il Consiglio federale chiedeva che finalmente fornissero una proposta condivisa su varie prestazioni mediche. Ora una lettera a Berna è arrivata .“Un documento che è un inizio”, dice Rémy Guidon, direttore della neocostituita Organizzazione tariffe mediche ambulatoriali, secondo il quale è comunque “Un segnale positivo per il futuro”.
Un accordo c’è sul Tardoc, che definisce varie tariffe per singole prestazioni mediche, ad esempio quelle elencate sulla copia della fattura che riceviamo dopo essere stati dal dottore.
Dall’organizzazione diretta di Guidon ci si aspettava però di più: non c’è infatti una firma comune sul secondo listino dei prezzi, quello delle tariffe forfettarie ambulatoriali, ad esempio per definire il costo fisso dell’intervento per la cataratta. La ragione: mancanza di unità, proprio ciò che si voleva evitare con la costituzione dell’organizzazione.
Perplessa e rammaricata al proposito è anche Anne-Geneviève Bütikofer, che rappresenta gli ospedali di H+. Ai microfoni di SRF ha detto di “non capire perché i medici di FMH rifiutino la proposta”.
Ora sta al Consiglio federale prendere una decisione, che potrà smuovere dozzine e dozzine di milioni di franchi. Contenere i costi della sanità mantenendo un’elevata qualità delle prestazioni resta il difficile compito di equilibrismo, in primo luogo al Dipartimento degli Interni, che da inizio anno avrà un nuovo responsabile, vista la partenza di Alain Berset dal Consiglio federale.