I trattati internazionali, e la loro posizione rispetto al diritto svizzero, sono al centro del secondo oggetto sottoposto al popolo per le votazioni del prossimo 25 novembre. Gli elettori sono chiamati a pronunciarsi sull’iniziativa “Il diritto svizzero anziché giudici stranieri (Iniziativa per l’autodeterminazione)”: il testo, promosso dall’UDC, è stato depositato nel 2016, corredato da più di 116’000 sottoscrizioni valide. Entrambe le Camere, con ampie maggioranze di “no”, hanno raccomandato di respingerlo.
Albert Rösti, presidente nazionale dell'UDC, all'atto della consegna a Berna delle firme dell'iniziativa nel 2016
Sono numerosi gli
accordi internazionali che la Confederazione ha concluso e che integrano, di conseguenza, il diritto interno: quasi 4’000 trattati bilaterali, sovente con paesi vicini, e circa un migliaio di accordi multilaterali. Svariati gli ambiti di applicazione: dal commercio alla fiscalità; dalla sicurezza sociale fino alla collaborazione internazionale in materia di sicurezza e polizia.
Sono nell'ordine di migliaia gli accordi bilaterali e multilaterali finora sottoscritti dalla Confederazione
L’iniziativa verte sulla possibilità che emergano
conflitti fra tali accordi e il diritto elvetico. Ciò può verificarsi, ad esempio, dopo l’approvazione di iniziative popolari che contengono elementi incompatibili con i trattati. Fra le opzioni disponibili per far fronte a questa eventualità, a imporsi è in genere la via di una modifica legislativa soggetta a referendum facoltativo.
Il testo in votazione chiede invece di andare sensibilmente più in là, introducendo una sostanziale
preminenza del diritto costituzionale. Alla Costituzione federale verrebbe così attribuito un rango generalmente superiore rispetto al diritto internazionale. Inoltre, nel caso di contraddizioni fra le norme costituzionali e quelle dei trattati, le autorità sarebbero vincolate ad adeguare le seconde alle prime, provvedendo anche, se necessario, a denunciare gli accordi in questione. Il meccanismo proposto dall’iniziativa verrebbe applicato sia agli obblighi internazionali futuri, sia a quelli già in essere.
Gli argomenti dei favorevoli
I promotori dell’iniziativa denunciano una continua espansione del campo d’applicazione degli accordi internazionali. A farne le spese, sempre secondo i favorevoli al testo, è la certezza del diritto in Svizzera, come pure quell’autodeterminazione che consente ai cittadini, attraverso gli strumenti della democrazia diretta, di esercitare un controllo sull’ordinamento giuridico e di avere l’ultima parola su ogni decisione politica di rilievo.
Autodeterminazione e democrazia diretta sono i valori sottolineati dagli iniziativisti
Il testo in votazione contribuirebbe quindi a fare chiarezza e a impedire che le decisioni popolari possano finire disattese in nome di disposizioni legate al diritto internazionale. A prevalere, in caso di incompatibilità con tali norme, deve essere sempre il diritto costituzionale. Un’accettazione dell’iniziativa, affermano i suoi sostenitori, non implicherebbe problemi sul versante dei diritti umani, dal momento che questi sono già garantiti dalla stessa Costituzione federale.
La contrarietà del Governo
Il Consiglio federale si oppone al testo, sottolineando la rilevanza degli accordi internazionali per la popolazione e l’economia. Lo schema proposto dall’iniziativa viene giudicato dal Governo rigido e tale da implicare il rischio di dover denunciare interi accordi, anche nel caso di incompatibilità su aspetti secondari.
Johann Schneider-Ammann e Simonetta Sommaruga, lo scorso settembre, durante la conferenza stampa a Berna legata al "no" all'iniziativa da parte dell'Esecutivo
La modifica proposta dall'iniziativa, rileva l’Esecutivo, non precisa quando vi è contraddizione fra il diritto costituzionale e quello internazionale. Ciò aprirebbe di fatto la strada a incessanti dibattiti per ogni singolo caso. Il testo, inoltre, non indica neppure quando si renderebbe necessaria la denuncia di un trattato. Un’eventuale accettazione del testo, conclude il Consiglio federale, determinerebbe di conseguenza un quadro di incertezza a livello giuridico e serie ripercussioni negative sul piano della politica estera.
ARi
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