Ignazio Cassis non è sorpreso dalla lettera del vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis contraria alla proroga -limitata o meno a un solo anno- dell'equivalenza borsistica concessa alla Svizzera e in scadenza a fine 2018. "Il legame con l'accordo quadro non è legale ma politico, e la Svizzera lo ha sempre contestato, ma non è nulla di nuovo. È la posizione dell'UE da quasi un anno a questa parte", afferma il consigliere federale ticinese.
D'altra parte "il Consiglio federale e la Commissione europea non si sono ancora espressi per fine anno, come previsto, sull'avanzamento dei negoziati. In questo senso, non fanno che ricordarci una situazione precedente".
Al 2019 manca però un solo mese. Riuscire a garantire l'equivalenza "rimane il piano A", afferma il capo del Dipartimento degli affari esteri, "per il quale lavoreremo fino all'ultimo minuto. Se non dovesse andare in porto, come possibile, già in giugno è stato deciso un piano B per salvare il salvabile e proteggere la borsa svizzera".