Le casse pensioni in Svizzera hanno resistito bene alla crisi del coronavirus. La maggior parte degli istituti di previdenza professionale hanno chiuso l'esercizio 2020 con tassi di copertura in rialzo.
Nonostante il perdurare di un clima di notevole incertezza, alla fine di dicembre del 2020 i gradi di copertura hanno raggiunto in media il 113,5 % (fine 2019: 111,6 %), il livello più alto dal 2012, si legge nel rapporto d'attività della Commissione di alta vigilanza della previdenza professionale (CAV PP).
Dal canto suo, il rendimento patrimoniale netto medio si è attestato al 4,4 % (2019: 10,4%). Alla fine del 2020, il 99% (2019: 99%) degli istituti di previdenza di diritto privato e di quelli degli enti di diritto pubblico, senza garanzia dello Stato e senza assicurazione completa, presentava quindi un grado di copertura di almeno il 100%.
La pandemia non ha avuto ripercussioni sulle finanze degli istituti di previdenza. Grazie a misure di sostegno, la maggior parte delle PMI ha potuto superare la crisi. I timori, dovuti alle forti turbolenze dei mercati nei mesi di febbraio e marzo del 2020, non si sono concretizzati, anche perché nel secondo semestre dell'anno si è assistito a una ripresa dei mercati azionari.
Tuttavia altri effetti finanziari rimangono incerti, ha rilevato la presidente della CAV PP Vera Kupper Staub in una conferenza stampa. Per il momento, è difficile valutare in quale misura le casse pensioni saranno interessate dalla mortalità superiore alla media a causa della pandemia. A suo avviso, l'evoluzione della speranza di vita non dovrebbe però cambiare.
Nel 2020, il numero degli istituti di previdenza è nuovamente diminuito, il che conferma il perdurare del processo di concentrazione in atto nel secondo pilastro. Alla metà di aprile del 2021 se ne contavano 1'484 contro 1'624 un anno prima.