Non c'è accordo in Parlamento sulle competenze dello Stato nel futuro sistema di identità digitale. Martedì il Consiglio nazionale ha bocciato varie proposte degli Stati di concedere un ruolo più attivo alla Confederazione. Nel corso dell'intenso dibattito sul "passaporto informatico" è emersa in particolare una frattura politica sul ruolo da affidare allo Stato nella gestione di questa identità elettronica, con la destra liberale ad avere la meglio. Chi mira ad un maggiore coinvolgimento dell'autorità è già pronto a lanciare il referendum.
Con 101 voti contro 90, il Nazionale, al secondo esame della questione, ha voluto restare fedele al disegno del Governo per quel che concerne l'eventualità di una gestione federale del sistema. Ciò potrà avvenire dunque solo se nessun privato è disposto a fornire tale servizio. "No" anche alla possibilità prevista dagli Stati di permettere alla Confederazione di acquistare partecipazioni in imprese private specializzate in materia.
Altra divergenza: con 101 voti contro 85 i consiglieri nazionali hanno sostenuto che i fornitori di servizi di identificazione elettronica non vadano riconosciuti e vigilati da una commissione indipendente, come auspicato dalla Camera dei cantoni, bensì, come previsto in origine, dall'Organo direzione informatica della Confederazione (ODIC). La creazione di una commissione ad hoc comporterebbe un'inutile e costosa burocratizzazione, ha sostenuto Christa Markwalder (PLR/BE).
Con 122 voti contro 68, il Nazionale non ha cambiato posizione neppure riguardo al fatto che nella legge debbano essere menzionati esplicitamente gli obblighi di diligenza per i titolari di un'identità elettronica. I titolari dovranno assumersi la responsabilità per un eventuale uso improprio.
La nuova legge sui servizi d'identificazione elettronica torna pertanto alla Camera dei cantoni.
Consiglio nazionale, l'identità elettronica divide
Telegiornale 10.09.2019, 22:00
Sì all'idendità digitale, ma...
Telegiornale 10.09.2019, 14:32