Un riconoscimento legale della lingua dei segni, rivendicata da anni dalla Federazione dei sordi, garantirebbe più diritti e possibilità di ricorso contro le discriminazioni subite regolarmente dai 10'000 sordi e dal milione di audiolesi in Svizzera.
È una questione di pari opportunità. Pari opportunità che si ottengono con un riconoscimento giuridico della lingua dei segni, richiesto da un postulato del consigliere nazionale Marco Romano. Riconoscimento finora rifiutato dal Consiglio federale. A tornare alla carica la commissione della scienza e dell'educazione del Consiglio Nazionale. Un'ottima notizia per la Federazione dei sordi.
"Se c'è una base legale, ci sono anche tutti i diritti", spiega Alexandra Nöztli, direttrice della Federazione per la regione della Svizzera italiana. "Vuole dire che bisogna poi implementare sia la situazione di informazione, la situazione lavorativa, l'accesso alle varie strutture sanitarie, lavoro, formazione, eccetera".
Più diritti e possibilità di difendersi legalmente. E poi, aggiunge Alexandra Nötzli, la lingua dei segni è una lingua a tutti gli effetti. Con una sua cultura. "La loro cultura è molto visuale, è bellissima per quello. Se si segue una volta una mamma che racconta una storia ai figli, è una cosa eccezionale. Si vive questa storia in tutt'altro modo".
"Noi sordi abbiamo un problema di comunicazione", aggiunge Laura Sciuchetti, sorda dalla nascita. "La nostra lingua madre è la lingua dei segni. Ma fisicamente, a livello di ragionamento, non abbiamo problemi. Per questo non ci riteniamo disabili, ma parte di una minoranza linguistica".