Un'indagine dell'istituto zurighese Sotomo rivela che il 99% della popolazione svizzera si considera - senza dubbio - o maschio o femmina. Dunque le persone che si sentono "non binarie" (semplificando molto: sessualmente fluide) sono una piccola minoranza; minoranza che tuttavia sta cambiando profondamente la lingua italiana. Per esempio nelle e-mail e nei messaggi vediamo comparire sempre più spesso asterischi o altri simboli. La RSI ne ha parlato con un esperto di comunicazione, Gabriele Balbi, direttore del Bachelor in Comunicazione all'USI Lugano.
C'era una volta il saluto classico: "Buongiorno a tutti". Poi però, considerato maschilista, è diventato "Buongiorno a tutte e a tutti". Infine, per non discriminare chi non si sente sessualmente binario (maschio o femmina), è diventato "Buongiorno a tutt*" (con l'asterisco) oppure "Buongiorno a tuttə" (con il simbolo schwa). Insomma la lingua di tutti e di tutti i giorni cambia per essere più inclusiva, nonostante, come detto, il 99% della popolazione svizzera si definisca o maschio o femmina.
"Prenderei con le pinze questi numeri, non perché il sondaggio o la metodologia sia sbagliata, ma perché molto spesso c'è uno stigma sociale nel dichiararsi fuori dal binarismo di genere. Credo quindi sia un ottimo segnale il fatto che ci sia attenzione alle minoranze, anche se in percentuale così bassa, anzi, come avrebbe detto Tocqueville: le minoranze devono essere protette dalla tirannia della maggioranza. Certamente i media creano delle bolle e amplificano temi che, nella realtà sociale sono inferiori (pensiamo alla rappresentatività mediatica dei no vax), ma io in questo caso credo sia una battaglia corretta", spiega Gabriele Balbi.
Il dibattito divide gli esperti. La sociolinguista Vera Gheno, per esempio, è molto progressista. "La lingua ci permette di sperimentare, ci permette di cercare le formule che funzionano meglio per noi stessi, per definirci, e io credo che all'interno di una società che vada nella direzione di una convivenza delle differenze non ci debba essere assolutamente nessuno che non può abitare con agio la propria lingua", dice.
L'Accademia della Crusca invece è molto conservatrice e scrive: "L'italiano ha due generi, il maschile e il femminile, ma non il neutro. Dobbiamo serenamente prenderne atto, consci del fatto che sesso biologico e identità di genere sono cose diverse dal genere grammaticale".
Intanto però - da alcuni anni - asterischi e simboli vari si stanno diffondendo sempre di più soprattutto nella lingua scritta.
"Sicuramente oggi lo scritto domina questa comunicazione non binaria. Nel futuro, per il parlato, bisognerà vedere. È molto diverso a seconda delle lingue. Per esempio nelle lingue neolatine è un pochino più complicato, nell'inglese sono state già trovate delle soluzioni, ad esempio il pronome di terza persona plurale "they" (invece di indicare he o she). Per quanto riguarda l'italiano alcuni esempi sono stati portati dalle comunità lunguiste queer, in cui si propone, ad esempio, invece di dire "Ieri ti sei annoiato? Ti sei annoiata?" si potrebbe chiedere "È stato noioso?" più in termini generali con verbi impersonali", sottolinea Balbi.
Decisive e decisivi in questa trasformazione della lingua saranno verosimilmente le giovani e i giovani. Oppure ə giovanə.