È il 9 aprile, giorno di Pasqua, quando l'uomo, un ex poliziotto ucraino, viene fermato dalle Guardie di confine al valico autostradale di Chiasso Brogeda con più di 170'000 euro in banconote da 50 imballate sottovuoto. Il denaro si trovava in uno zainetto appoggiato sul sedile del passeggero di una Passat con targhe lituane. L'uomo era diretto in Italia. Interrogato dal ministero pubblico ticinese, a poche ore dal fermo, ha dichiarato che quel denaro sarebbe stato utilizzato per acquistare materiale per la guerra in Ucraina. Materiale che l'Europa non fornisce.
Non solo, l'uomo ha anche detto di far parte di una rete di volontari, indipendenti dallo Stato ucraino e ben installati in tutta Europa. Ogni nazione europea avrebbe circa 10-15 volontari che si occupano appunto del trasporto di denaro e poi ci sarebbero dei sotto-gruppi specializzati nell'acquisto di armi (principalmente fucili Beretta), altri all'acquisto di visori notturni, altri ancora (come l'uomo si cui stiamo parlando) specializzato nell'acquisto di droni e nel trasformarli da civili a militari. Il suo compito però sarebbe unicamente quello di trasportare denaro.
Questa rete tra l'altro parrebbe molto efficace; tanto che l'uomo (sempre a suo dire) ha raccolto e trasportato in giro per l'Europa oltre 3 milioni di Euro in soli 4 mesi. Ha anche precisato che all'interno dell'Ucraina ci sono molti volontari che trasportano denaro per l'acquisto di materiale che serve alla guerra, e che lui è uno dei volontari che esce dal Paese per effettuare i trasporti attraverso l'Europa perché in quanto ex poliziotto ha degli accordi con i doganieri ucraini che lo lasciano passare.
E la Svizzera?
Per ora la Svizzera in questa vicenda sembra giocare un ruolo marginale, anche se su questo punto le dichiarazioni dell'imputato appaiono meno lineari. L'uomo ha dichiarato di aver ricevuto il denaro in Belgio e che lo avrebbe dovuto consegnare in tre diverse nazioni, Italia, Romania e Grecia. Ha pure dichiarato di trovarsi in Svizzera solo perché voleva visitare Lugano in attesa di ricevere la telefonata che avrebbe fissato il luogo della consegna di una parte del denaro a Milano.
Questa vicenda è emersa perché dopo i primi interrogatori la procura ticinese ha girato il caso a quella federale che però ha respinto la richiesta. Secondo il Ministero pubblico della Confederazione questo caso non è di sua competenza perché l'uomo si sarebbe inventato la storia dei volontari ucraini per nascondere un traffico di stupefacenti.
Una tesi troppo debole secondo il Tribunale penale federale che, in una recente sentenza, ha stabilito che la competenza è proprio della procura federale che nel frattempo ha confermato di aver aperto un'inchiesta. Perché è federale? Perché in base alle sue dichiarazioni l'uomo potrebbe infatti aver partecipato o svolto un'attività di mediazione per il finaziamento di un traffico illecito di materiale bellico. Un'infrazione che è di competenza federale tanto più visto il contesto internazionale in cui queste infrazioni si snoderebbero. L'imputato intanto è in carcerazione preventiva alla Farera.