Se in politica si contano ancora troppo poche donne, nella finanza sono numerose coloro che gestiscono patrimoni importanti. Un nuovo studio nazionale realizzato dal Credit Suisse annuncia che il 40% della ricchezza è proprio in mani femminili. E alle nostre latitudini il dato è anche leggermente più alto.
"Un dato incoraggiante", commenta la presidente della Federazione dei fiduciari ticinesi Cristina Maderni. "Se ci sono delle donne al comando delle aziende questo può portare un vantaggio a cascata anche sulle parti inferiori. Siamo soprattutto noi donne che dobbiamo aiutare le le donne".
"Il microcredito", prosegue Maderni, "spesso è concesso con più piacere alle donne: perché sono più responsabili sia per lo sviluppo di un'azienda e soprattutto più affidabile sul rimborso del debito. Le donne inoltre fanno degli investimenti in meno rischiosi perché hanno un orizzonte temporale più grande e si preoccupano di mantenere più a lungo il loro benessere e quello della famiglia".
C'è però chi legge i dati con un certo scetticismo. "Il 50% di quello che hanno le donne dipende da quello che noi ereditiamo", afferma l'economista Amalia Mirante, "poi potremmo aprire tutto il discorso sulla vedovanza, sul fatto che le donne vivono più a lungo dei mariti e sulla parte che si riceve dai divorzi. "Ci sono due però due note positive", aggiunge poi l'economista", "prima di tutto le donne entrano nel mondo del lavoro a pieno titolo riuscendo a risparmiare e accumulare la loro ricchezza. Secondo fattore positivo: quando le donne oggi diventano proprietarie o ereditano un'azienda non si limitano più solamente a 'gestirla', ma vogliono entrare nell'azienda a pieno titolo diventando dirigenti".
Un'economia sempre meno declinata al maschile, dunque. Ma i dati calano drasticamente sbirciando tra i patrimoni dei super ricchi. Tra i miliardari svizzeri, le donne sono meno del 24%.