Il Tribunale penale federale ha inflitto tre anni e otto mesi di carcere a un 61enne italiano riconosciuto colpevole di partecipazione e sostegno a organizzazione criminale, oltre che di ricettazione e di violazioni alla legge sulle armi, per il suo aiuto alle cellule della 'ndrangheta a Giussano e Seregno. È prosciolto invece dalle imputazioni di sviamento della giustizia e di denuncia mendace. Il procuratore Sergio Mastroianni aveva chiesto 4 anni di detenzione.
L'accusa aveva dipinto l'imputato, residente nel canton Berna, come un intermediario che acquistava armi per fornirle alle cosche. Un arsenale, ora confiscato, era stato rinvenuto nel 2015 nel suo domicilio e nel garage dove lavorava.
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La 'ndrangheta ha assoluto bisogno di gente così che agisce nelle retrovie e contribuisce alla potenza di fuoco dell'organizzazione criminale, ha detto il giudice Roy Garré. Il processo è significativo perché per la prima volta un pentito di 'ndrangheta è stato sentito in un procedimento elvetico come persona informata sui fatti e le sue dichiarazioni hanno contribuito alla condanna. La difesa, battutasi per l'assoluzione, preannuncia ricorso.
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