Il consigliere federale Ignazio Cassis è deluso della decisione di ieri, mercoledì, del Consiglio federale di non volerne sapere di ridefinire la neutralità alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina? “No assolutamente – risponde lui stesso ai microfoni della RSI –. Il mio compito era di permettere al Consiglio federale di condurre una riflessione articolata sulla neutralità: il Governo ha ritenuto che l’attuale situazione vada bene e che specificarla ulteriormente porti il rischio di ridurre il margine di interpretazione del Consiglio federale che si vuole invece resti grande”.
Quella di ieri non è stata una bella giornata per il capo del Dipartimento federale degli affari esteri: il ministro degli esteri non ha infatti convinto i suoi colleghi in Consiglio federale con la sua nuova interpretazione della neutralità, che aveva definito "neutralità cooperativa". Il Governo non ne ha voluto sapere, tanto che l'annunciato nuovo rapporto sulla neutralità è finito - metaforicamente – nel cestino.
Quella scelta è quindi un'opzione che Cassis aveva messo sul tavolo dei colleghi, anche se ammette: non era la sua preferita. Qual è quindi il messaggio che dà il Governo? “È legato al desiderio di mantenere il più ampio margine di manovra possibile e all’idea che la neutralità è uno strumento legato sia alla politica estera sia a quella di sicurezza e che quindi sarà l’evoluzione di questi due ambiti che eventualmente caratterizzerà la neutralità, non un discorso astratto”.
In sostanza, saranno quindi le decisioni concrete a definire l’identità della neutralità e non gli aggettivi.