Sono passati 28 anni da quando è stata scoperta e smantellata la P26, l’organizzazione segreta pronta a tutto pur di difendere la Svizzera dal pericolo comunista. Allora una commissione parlamentare d’inchiesta aveva affrontato quel capitolo di Guerra fredda, scavando nell’oscurità di un movimento privato che per anni aveva ricevuto fondi pubblici e disponeva di bunker e armi.
Ora però lo storico Titus Maier, membro del partito liberale-radicale e ufficiale dello stato maggiore dell'esercito, presenta la sua analisi, basata sulla lettura dei documenti ancora in gran parte sotto chiave. Secondo lui la storia dell’esercito parallelo sarebbe tutta una favola. Il che riapre le polemiche.
"Dai documenti risulta che la P26 non era un'organizzazione segreta, ma parte integrante dell'amministrazione federale – spiega Maier –. Quindi l'affermazione principale della commissione d'inchiesta di allora è falsa: non era un'organizzazione sovversiva privata e non aveva né armi né esplosivo proprio".
Questa affermazione, formulata nel suo dottorato, sgonfia in pratica le accuse di servizi militari deviati, sostenute dalla commissione parlamentare che allora si era occupata del caso.
Hans Peter Thür era allora membro della commissione. L'ex parlamentare dei verdi tiene a precisare che il rapporto di allora aveva uno scopo diverso: "La domanda principale che ci eravamo posti era se questa organizzazione militare segreta avesse un fondamento e una legittimazione legale e costituzionale. La nostra conclusione non era storica, ma giuridica ed era chiara: no, non c'erano le basi per legittimare una struttura parallela allo Stato."
I membri della P26 erano degli esaltati pronti a mettere in pericolo le istituzioni o parte integrante della difesa nazionale? L'analisti della storia svizzera durante la Guerra fredda, continua ad essere controversa.
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