Il Consiglio federale firmerà l'accordo quadro con l'Unione europea (UE) solo se si troveranno soluzioni ai tre punti ancora in sospeso, vale a dire la protezione dei salari, la direttiva sulla cittadinanza europea e gli aiuti di Stato. Il presidente della Confederazione Guy Parmelin lo ha ribadito ai media lunedì sera a Berna.
La Svizzera ha fatto importanti compromessi, ha aggiunto il ministro dell'economia dopo aver incontrato i membri delle commissioni di politica estera del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati insieme al ministro degli esteri Ignazio Cassis. È necessario un risultato equilibrato perché l'accordo sia accettato, ha aggiunto.
Accordo quadro in Commissione
Telegiornale 26.04.2021, 22:00
Finora l'UE non è stata disposta a fare eccezioni e le controproposte non sono sufficienti, ha detto Ignazio Cassis. La Svizzera ha fatto concessioni sulla ripresa del diritto europeo, il ruolo della Corte di giustizia europea nella risoluzione dei conflitti e la clausola della ghigliottina.
I colloqui con l'UE per un accordo quadro istituzionale sono in stallo sulla libera circolazione delle persone e le misure di accompagnamento, ha dichiarato il ministro degli Esteri. La Svizzera intende la libera circolazione delle persone come la libera circolazione dei lavoratori e delle loro famiglie, mentre per l'UE significa la libera circolazione di tutti i cittadini dell'UE, ha aggiunto.
"La seconda differenza sta nella diversa interpretazione delle misure del diritto del lavoro", ha continuato Cassis. Senza aggiustamenti da parte dell'UE su questi due punti, un accordo quadro istituzionale non sarebbe in grado di ottenere il sostegno di una maggioranza, ha sottolineato il consigliere federale ticinese.
"Abbiamo presentato proposte concrete all'UE", ha continuato Cassis. Il prossimo passo sarebbe ora quello di consultare i cantoni. Il Consiglio federale farà poi una valutazione complessiva.