Un'unione tra PPD e PBD sembra farsi più concreta e anche in tempi rapidi. I presidenti dei due partiti - che costituiscono già un gruppo comune in Parlamento - sabato lanciano segnali chiari in questa direzione, così da rafforzare la politica di centro di due formazioni che alle ultime elezioni federali hanno perso consensi.
"Magari cambieremo il nome, ma non la politica", dice Gerhard Pfister, convinto il centro abbia il potenziale di convincere molta più gente di quanta effettivamente lo voti. Il PPD da molti viene ancora associato alla fede cattolica, con quella C (che in realtà sta per cristiano) nel nome tedesco, francese, ma anche italiano nei Grigioni, dove il PPD si chiama PDC.
Il nuovo nome più citato è "Partito di centro", ma è solo un'opzione sul tavolo e soprattutto: potrebbe essere un marchio nazionale, mentre sul piano cantonale resterebbero le denominazioni tradizionali, almeno in una prima fase di transizione. Una decisione sull'unione dovrebbe essere decisa entro fine anno.
Infatti, come osserva Martin Landolt, presidente del PBD, ci vuole sufficientemente tempo per preparare il terreno in vista delle elezioni federali del 2023. A quelle dell'anno scorso, il PPD è rimasto più o meno stabile sopra l'11%, mentre i borghesi democratici hanno raccolto solo il 2,4% dei voti, perdendo 4 dei 7 seggi che avevano.
Scetticismo nei Grigioni
L'eventuale unione tra i due partiti nei Grigioni suscita molto meno entusiasmo che a livello nazionale dove le due formazioni non sono tanto vicini. I vertici delle sezioni cantonali retiche sono molto più freddi di quelli centrali.