I capelli non hanno età: se trattati con un po’ di sapone o con lavanda, restano intatti praticamente per sempre. È quanto ci dice Franziska Santschi, che da quasi trent’anni si dedica a un’arte rara e antica: la creazione di gioielli con capelli umani.
Nel suo atelier a Münchenwiler, nel canton Berna, conserva tredici cassette di legno in cui sono custoditi anelli, braccialetti, collane e orecchini, tutti realizzati con capelli. Gioielli che hanno richiesto molta pazienza e diverse ore di lavoro. Alla sua postazione, ci mostra una treccia di settant’anni ricevuta da poco da una donna oggi 83enne.
Franziska Santschi nel suo atelier
“Questi particolari gioielli erano diffusi tra il 1720 e il 1920 negli ambienti cortigiani, poi anche fra la popolazione rurale. Pure in Svizzera, dove venivano indossati con i costumi tradizionali” racconta. E ci spiega che in vista del matrimonio le giovani donne si facevano tagliare le loro lunghe trecce di capelli, che venivano poi utilizzate per realizzare un dono destinato allo sposo.
Una lunga ricerca per imparare
Franziska Santschi ha scoperto l’usanza quando era ancora una ragazza adolescente: “All’età di quindici anni ho visto un uomo che indossava una catenina fatta di un tessuto particolare”. Si trattava proprio di capelli. Ma poi ci ha messo molto tempo a rintracciare qualcuno che le potesse insegnare quest’arte. Finché trent’anni fa ha imparato tutto da una “artista dei capelli” – l’ultima in Svizzera - di Herzogenbuchsee, nel Canton Berna.
Creazioni che nascono da emozioni
I gioielli li confeziona su richiesta, ascoltando storie di ogni genere. “C’è per esempio chi è venuto da me con capelli che conservava da anni, spiegandomi di volerli trasformare in bracciali da regalare ai quattro figli nel giorno in cui avrebbero lasciato la casa”. Sono storie che “che nascono da emozioni, perché i capelli sono un materiale speciale”.
Per un gioiello servono tra 320 e 900 capelli
La sua è una passione che richiede molta pazienza e che comprende lunghi momenti di riflessione. I capelli vengono dapprima suddivisi per lunghezza, poi contati uno per uno (per un gioiello ne servono tra 320 e 900). E quindi vengono intrecciati, in un lavoro manuale lungo e ripetitivo. “In quel momento non si fa altro: si tratta di realizzare un intreccio, che a un certo punto si conosce a memoria. E le mani iniziano a lavorare da sole” racconta.
Ora per Franziska è fondamentale trasmettere la tradizione e il sapere legati a questa particolare arte. E lo fa anche con dei corsi, a cui prendono parte persone provenienti dalla Svizzera e dalll’estero. L’interesse non manca, tanto che di recente tra i partecipanti c’era una signora arrivata dalla Danimarca. “Se non la trasmetto ora, questa conoscenza sparirà” conclude Franziska Santschi.