Già sotto pressione per gli errori di calcolo riguardanti l’evoluzione finanziaria dell’AVS, l’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS) è stato sollecitato dal Controllo federale delle finanze (CDF) affinché migliori, entro la fine del 2025, l’analisi dei rischi relativi alla riforma delle prestazioni complementari.
Ritenute uno degli elementi chiave del 1° pilastro per garantire un reddito dignitoso ai beneficiari AVS/AI, dal 2021 le prestazioni complementari vengono erogate con nuovi criteri e possono essere chieste indietro agli eredi. Se un anziano vedovo beneficiario muore, i figli possono essere chiamati alla cassa per la parte d’eredità superiore ai 40mila franchi.
Le novità sono valutate positivamente dal Controllo federale delle finanze, che però critica l’assenza di un’analisi dei rischi e di controlli efficaci. C’è per esempio il rischio che la legge non venga applicata ovunque allo stesso modo e una tabella comparativa fra cantoni sul recupero delle prestazioni sembrerebbe confermare: c’è chi recupera moltissimo (il Vallese) e c’è chi recupera meno. Sorprendentemente molto meno, afferma la vigilanza finanziaria commentando gli ultimi della graduatoria: Ticino e Neuchâtel.
L’Ufficio federale delle assicurazioni sociali questa volta però non ci sta e rispedisce le critiche al mittente affermando che la tabella “non è significativa perché gli importi restituiti dipendono fortemente da fattori come la residenza dei beneficiari (casa anziani o abitazione di proprietà) come pure dai valori immobiliari”. Ed Elisabeth Baume-Schneider, pure intervenuta nello scambio epistolare, conferma: “Le differenze cantonali riflettono le differenti strutture socio-demografiche, le situazioni del mercato del lavoro ed i livelli di povertà”.
Le raccomandazioni del 2018
Oltre a ciò, il CDF critica l’UFAS per non aver fatto abbastanza dalle sue ultime raccomandazioni del 2018. In un audit pubblicato lunedì, il CDF deplora l’assenza di un sistema formalizzato basato sull’analisi dei rischi per le prestazioni complementari nell’ambito della riforma dell’AVS. Il CDF invita l’UFAS a correggere il tiro entro la fine del prossimo anno.
Questo richiamo all’ordine non è piaciuto molto all’UFAS, restio ad attuare tutte le nuove raccomandazioni del CDF. L’UFAS ha spiegato che gli manca il personale competente e ha evocato lacune a livello di sistemi informatici. Questi due aspetti rappresentano proprio i maggiori rischi legati alle prestazioni complementari, secondo il CDF.
Dal canto suo, la responsabile del Dipartimento federale dell’interno ha indicato che l’applicazione delle misure richieste dal CDF dipenderà dalle risorse disponibili, poiché comportano un aumento del carico di lavoro.
Un errore da diversi miliardi di franchi
L’UFAS si è trovato sotto i riflettori quest’estate dopo aver annunciato un errore di diversi miliardi di franchi riguardante le proiezioni finanziarie dell’AVS. Le proiezioni dell’UFAS, rivelatesi sbagliate, sono dovute a formule matematiche errate confluite in un programma di calcolo. L’inghippo, una volta venuto alla luce, ha suscitato forti reazioni a livello nazionale. A farne le spese è stato il direttore dell’UFAS, Stéphane Rossini, che ha annunciato le dimissioni alla fine di ottobre.