Socialisti, verdi e, in misura minore, popolar-democratici condividono la scelta del Governo di sottoporre all’esame delle Camere la riforma “previdenza per la vecchiaia 2020”, che comprende pensionamento per tutti a 65 anni e riduzione del tasso di conversione LPP (l’indice che determina l’ammontare delle rendite) dal 6,8 al 6%. Per i primi e i secondi, che pure contestano l’idea di fare lavorare le donne oltre il limite attuale, solo un pacchetto onnicomprensivo, che consideri sia primo che secondo pilastro, può ottenere i consensi necessari. I democristiani, da parte loro, approvano l’orientamento, ma confutano il prospettato aumento dell’IVA di 1,5 punti.
Di parere diverso democentristi, liberal-radicali e borghesi-democratici, che vogliono smembrare il malloppo, pena la bocciatura. Occorrerà, a loro dire, procedere per gradi, tenendo conto delle priorità, prima fra tutte la parificazione dell’età.
L’indirizzo dei sindacati rispecchia quello dei partiti di riferimento. Il padronato, a sua volta, non si discosta dalle considerazioni della destra e parla di piano squilibrato e costoso.
ATS/dg