Ha creato scalpore il contatto ravvicinato, con tanto di strattoni e placcaggio, avvenuto mercoledì sulla scalinata di Palazzo Federale a Berna, con protagonisti il capogruppo UDC Thomas Aeschi e il collega Michael Graber, da un lato, e gli agenti della fedpol dall’altro.
L’episodio riporta a un fatto di quasi cento anni fa, rievocato da Andrej Abplanalp, storico e responsabile della comunicazione del Museo nazionale svizzero: era la mattina del 25 giugno 1930 quando due consiglieri nazionali si misero le mani addosso. Uno di essi era il colonnello Ruggero Dollfuss (1876-1948), banchiere, parlamentare e soldato, nato a Milano, ma cresciuto e sepolto infine a Castagnola.
Quel giorno il Consiglio federale, ricorda uno scritto sul sito del museo, aveva riferito ai deputati della discussione all’assemblea della Società delle Nazioni, su come applicare al meglio la convenzione sugli stupefacenti. La Svizzera aveva firmato questo accordo nel 1925. Ma è proprio su questo tema che a un certo punto il consigliere nazionale comunista basilese Franz Welti accese le polveri. Secondo lui i borghesi erano degli ipocriti, perché con il loro sistema capitalistico stavano guadagnando bene con il traffico di queste sostanze.
Abbastanza per mandare su tutte le furie il Dollfuss, che non solo era borghese, ma anche banchiere. Sentendosi due volte bersagliato, reagì dicendo che era vero il contrario, gli spacciatori erano i comunisti, controllati dall’Unione sovietica. Un’affermazione cui il “rosso” Walther Bringolf reagì dando del bugiardo al colonnello. Che a sua volta, fumantino, schiaffeggiò il ticinese. Altri tempi, stessa passione.
Polemiche a palazzo
Telegiornale 13.06.2024, 20:00
Concitazione a palazzo
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