"E’ un buon punto di partenza in vista del dibattito politico sui media che ci sarà nei prossimi anni". Così ai microfoni della RSI, il direttore generale SSR, Roger De Weck, in merito al rapporto adottato oggi (venerdì) dal Consiglio federale, che conferma la centralità dell’ente pubblico di radiotelevisione nel panorama mediatico svizzera.
"Oggi qualsiasi gruppo attivo nei media – continua De Weck – che sia privato o di servizio pubblico, deve fare di più con generalmente meno mezzi: è questa la nuova sfida". Secondo il direttore generale, inoltre, la SSR dovrà proporre un’offerta supplementare in rete per essere più efficiente.
Roger De Weck
Visioni inconciliabili
I partiti svizzeri si mostrano da parte loro divisi in merito ai contenuti del rapporto sullo sviluppo della SSR. PPD e PS si schierano a favore: il primo appoggia un sistema duale di radio e Tv, con una SSR forte ed emittenti regionali complementari, e si impegna per destinare una parte del canone alle radio e televisioni private. I socialisti si dicono invece soddisfatti, in quanto i media finanziati dal canone forniscono tra le altre cose "prestazioni a servizio della democrazia".
Visioni opposte quelle degli editori e dei partiti borghesi. Per Médias suisses, associazione dei media privati romandi, il testo governativo è troppo orientato al passato e non spiega come convenga definire oggi il servizio pubblico alla luce delle novità tecnologiche. Approvata però la volontà di mantenere il divieto di pubblicità sulle piattaforme digitali dell’ente pubblico.
UDC e PLR ritengono invece assurdo estendere le prestazioni della SSR in modo da permetterle di essere concorrenziale con le altre emittenti e Internet. Diversi parlamentari hanno inoltre già presentato vari atti parlamentari e promettono battaglia per deregolamentare il settore.
ATS/RG/ludoC
Dal Telegiornale 20.00