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Un primo tentativo d’analisi dopo lo storico “sì” alla 13esima AVS: sullo sfondo del successo alle urne, una precisa aspettativa sul ruolo dello Stato

  • 3 marzo, 18:26
  • 4 marzo, 13:56
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Cresce il numero delle persone anziane, ma anche l'incidenza degli oneri che debbono sostenere

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Di: Alex Ricordi, Coordinatore cronaca nazionale RSI Info

Ricordiamolo subito: quando l’iniziativa sulla 13esima AVS venne lanciata, era il 2020, non erano certo in molti a scommettere su un suo successo. Figuriamoci poi, su un successo così netto come quello emerso oggi dalle urne. La proposta poteva infatti essere assimilata a una fra le classiche iniziative di segno progressista, destinate, dopo le simpatie iniziali, a fare inesorabilmente i conti con un esito sfavorevole. Vero è però che, da allora, molte cose sono cambiate.

Prima le ripercussioni sull’economia della crisi pandemica, e poi quelle innescate dal conflitto in Ucraina. Quindi il risveglio dell’inflazione, e i tassi in rialzo, con effetti su più versanti: dall’erosione del potere d’acquisto, constatato puntualmente al momento di fare la spesa, fino ad un aumento delle pigioni che continua a suscitare interrogativi, se si considera che per anni, pur con tassi bassi o addirittura negativi, non è stata certo constatata una diminuzione generale dei costi a carico degli inquilini.

La popolazione, alle prese con tutte queste difficoltà, ha però visto anche altro: da linee di credito concesse dalla Confederazione alle aziende elettriche in crisi, fino al pacchetto plurimiliardario stanziato, in tempi davvero rapidissimi, per sostenere l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS. Ciò ha inevitabilmente diffuso l’idea per cui le risorse pubbliche, in caso di necessità, alla fine si possono trovare. Si tratta, va senz’altro detto, di una percezione fuorviante. Ma intanto la spirale dei rincari sta producendo seri effetti anche a danno di coloro che fanno capo alle risorse della previdenza e della socialità: ambiti che, rispetto alle ragioni dell’economia, non sono certo meno meritevoli di attenzione. Anzi.

Tanto più che anche in Svizzera, e nel solco di dinamiche che si registrano in gran parte d’Europa, la popolazione continua a invecchiare. E ad aumentare, con il numero delle persone anziane, è anche l’incidenza degli oneri che sono chiamate a sostenere. Si fanno insomma crescenti gli ostacoli lungo il percorso di una vecchiaia dignitosa. Un dato di fatto che una chiara maggioranza dei votanti ha voluto sottolineare, oggi, in modo inequivocabile.

Ma con ogni probabilità c’è anche di più. C’è un chiaro segnale, rivolto alla sfera politica, da molti di coloro che si erano finora rassegnati alle pressioni sui salari, agli implacabili aumenti dei premi di cassa malati, ad altre ristrettezze di peso. Su tutti questi fronti larga parte della popolazione è chiamata da tempo a fare sacrifici. Ma da ora si aspetta che sia anche lo Stato a dare, di più, in presenza di problemi sociali ormai strutturali. Proprio come quelli che investono le condizioni di tante persone che hanno lasciato la vita attiva.

Si tratta di un’aspettativa precisa, che andrà ora presa debitamente in considerazione e che condizionerà il dibattito anche su ulteriori dossier, come la riforma LPP e il contenimento dei costi della salute, sui quali saremo chiamati a esprimerci proprio nei mesi a venire.

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