L’approvazione della terza riforma dell'imposizione delle imprese, in votazione il 12 febbraio, provocherebbe perdite fiscali di 3 miliardi di franchi all’anno con gravi conseguenze per gli enti pubblici (Confederazione, cantoni, comuni e chiese), che avrebbero a disposizione meno soldi, e i contribuenti, che si vedrebbero aumentare le imposte.
Lo afferma un comitato, denominatosi "Appello per la protezione del ceto medio", formato da partito socialista, ecologisti, sindacati e altre organizzazioni che si oppone ai nuovi privilegi fiscali alle grandi aziende e ai principali azionisti.
I presidenti del PS, Christian Levrat, e dei Verdi, Regula Rytz, durante una conferenza stampa a Berna, hanno sostenuto che il Parlamento ha trasformato il progetto iniziale elaborato dal Consiglio federale in un “festival di deduzioni” dalle pesanti conseguenze. Stando a Katharina Prelicz-Huber, presidente del Sindacato SSP/VPOD, comporterà "meno pompieri, poliziotti, educatori per gli asilo nido, meno personale per case anziani, teatri, scuole di musica o centri giovanili".
Il comitato ticinese: per la città Lugano sarebbero 10 milioni in meno
Per le stesse ragioni in Ticino si è costituito il "Comitato per il no alla Riforma III dell'imposizione delle imprese". In un comunicato sottolinea che, ad esempio, in caso di approvazione dell'oggetto in votazione "per la sola città di Lugano si prevede una diminuzione delle entrate di 10 milioni di franchi per una città di soli 70'000 abitanti". A mente del Comitato "la politica degli sgravi fiscali ha già causato delle perdite miliardarie per cui la popolazione e il ceto medio pagano ancora oggi le conseguenze. È stato il caso con la Riforma II che nel 2008 venne presentata come una riforma che non avrebbe avuto gravi conseguenze e che invece ha causato delle perdite miliardarie con conseguenti tagli nel sociale e nel servizio pubblico. Lo ha confermato anche il Tribunale federale: la popolazione era stata ingannata".
Diem/ATS
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