Più che un caso di spionaggio, è piuttosto una caccia alle streghe. È l'opinione dell’esperto di intelligence Jacques Baud che, ai microfoni della RSI, ha ridimensionato il caso legato alle due spie russe che, oltre al laboratorio di Spiez, avevano nel mirino le sedi dell’agenzia mondiale antidoping WADA e del comitato olimpico internazionale a Losanna.
La vicenda ha avuto inizio dai sospetti di un coinvolgimento russo nell’avvelenamento di Sergei Skripal e di sua figlia, nel sud dell’Inghilterra. Negli ultimi mesi il laboratorio nel canton Berna aveva analizzato l’agente nervino usato nel tentativo di ucciderlo lo scorso 4 marzo. Jacques Baud, però, tende a relativizzare eventuali scenari eclatanti: "Da quando è emersa questa storia di Skripal, nessuna prova ha permesso di dimostrare che i russi erano coinvolti".
Secondo quanto pubblicato dal Tages Anzeiger e dal giornale olandese Handelsblad, i due agenti, specialisti in cyberattacchi, fermati in primavera all’Aja e rinviati nel loro Paese, volevano entrare nella rete informatica del laboratorio svizzero, oltre che in quello delle due organizzazioni che avevano indagato sul caso del doping di Stato in Russia.
Intanto, il Dipartimento federale degli affari esteri ha convocato l’ambasciatore russo per protestare contro il "tentativo d’attacco" condotto dalle due spie e per chiedere di porre immediatamente fine ad attività di spionaggio nel territorio elvetico. Dal canto suo, l’ambasciata russa in Svizzera ha definito le notizie giornalistiche "invenzioni assurde", su cui però il Ministero pubblico della Confederazione vuole vederci chiaro.
Spie russe in Svizzera
Telegiornale 16.09.2018, 14:30
Spie russe in Svizzera
Telegiornale 16.09.2018, 22:00