Svizzera, crocevia di migranti

L'arrivo di profughi afghani al confine orientale svizzero, tra il canton San Gallo e l'Austria, non accenna a diminuire nonostante l'arrivo dei mesi invernali. Sono state 250 le persone giunte in territorio elvetico anche la scorsa settimana. "È necessario un dialogo molto intenso con Berna per evitare la creazione di una rete di rifugiati afghani che attraverso la Confederazione si diriga verso la Francia", ha dichiarato l'ambasciatore francese in Svizzera Frederic Journès.

In molti casi la meta è Calais, il porto dal quale tentare la traversata della Manica verso la Gran Bretagna. Questo corridoio che da Bucarest e Vienna porta a Parigi, passa dalla valle del Reno sangallese, dove gli arrivi alla stazione di Buchs sono stati un migliaio solo nel mese di novembre.

La polizia e le guardie di confine faticano a gestire, anche se la grande maggioranza dei migranti continua il proprio viaggio. La Svizzera, quindi, non è l'obiettivo. Buona parte dei migranti, accolti per la notte in un centro a Wil, fanno perdere le loro tracce prima che le procedure burocratiche siano sbrigate.

"Il problema è che le procedure burocratiche al momento richiedono tempo e le autorità non hanno motivo e mezzi legali per trattenere i migranti",ha spiegato Florian Schneider, portavoce della polizia cantonale.

Per velocizzare e semplificare le procedure, la Svizzera punta ad aggiornare l'accordo di riammissione con l'Austria, ma le discussioni non sono ancora giunte a buon fine.

Scambi per meglio gestire i flussi migratori ci sono anche tra Svizzera e Francia, come confermato dalla Segreteria di stato della migrazione, che - a dispetto delle ultime cifre - continua a prevedere che la situazione si calmerà con l'avanzare dell'inverno.