Svizzera

Traffico, "bisogna gestire le emozioni"

La colonna al portale nord del San Gottardo ha superato venerdì i 22 chilometri – L’intervista allo psicologo Uwe Ewert

  • 15 aprile 2022, 18:57
  • 20 novembre, 18:15
06:33

Traffico da bollino nero

SEIDISERA 15.04.2022, 20:09

Di: SEIDISERA-MJ/Red.MM 

La colonna di veicoli al portale nord del San Gottardo ha raggiunto venerdì i 22 chilometri; lunghe code si erano formate già nella notte e per tutta la mattinata e ancora verso mezzogiorno le code non sono mai scese sotto i 16 chilometri. In serata, ViaSuisse segnalava ancora 13 chilometri di code e tempi di attesa di oltre due ore prima di imboccare il tunnel.

Una situazione che ha messo a dura prova i nervi di chi ha scelto di recarsi a sud, moltissimi per trascorrere le vacanze. Come comporsi quindi in queste situazioni? Una domanda che, insieme ad altre, SEIDISERA ha girato allo psicologo del traffico Uwe Ewert, membro del comitato della società svizzera di psicologia della circolazione:

“Le vacanze pasquali sono le vacanze pasquali. Non possiamo rinviarle. E chi si mette in viaggio si muove sugli assi obbligati - come il San Gottardo. Il fattore traffico viene considerato sì e si cerca magari di manipolarlo: partendo un po’ prima, ma fondamentalmente si è pressoché costretti a finirci dentro”.

Qualche consiglio su come comportarsi quando si rimane bloccati in colonna?

“Bisogna cercare di gestire le proprie emozioni, senza scaricarle sugli altri. L'aggressività non aiuta: una parola tira l'altra e ciò può portare a un peggioramento della situazione. Bisogna mantenere il controllo e prendere coscienza del fatto che nessuno è da biasimare e da incolpare per la circostanza che si sta vivendo; e mantenere la calma”.

È possibile trasformare questa pausa forzata in qualcosa di positivo?

“L'autista ovviamente è limitato, perché deve rimanere concentrato sul traffico, anche se si procede lentamente. Gli altri possono certamente impiegare il tempo per fare altre cose. Per esempio: giocare o anche conversare, coinvolgendo così anche chi è alla guida. Ma non si può dure che questa sia un'esperienza positiva nel vero senso del termine. Si fanno semplicemente delle cose che forse avremmo potuto fare anche altrove”.

Con gli ingorghi siamo confrontati sempre più spesso anche nella vita quotidiana. Ci stiamo forse abituando?

“Penso che si siamo un po’ abituati. Il traffico ha visto per decenni una continua crescita. Ora è rallentato un po’, ma le strade non sono state fatte per questo volume di traffico. Le colonne vengono vissute come una perdita di tempo, soprattutto per chi si muove per lavoro ed è costretto a spostarsi con la propria auto e a calcolare di tempi di percorrenza più lunghi”.

Signor Ewert quali sono gli ambiti in cui opera uno psicologo della circolazione?

“Uno psicologo della circolazione può essere attivo in diversi ambiti. Quello della ricerca, nel quale -per quanto mi riguarda- sono stato attivo diversi anni presso l'ufficio della prevenzione degli infortuni, occupandomi di vari progetti. Per esempio, su come dovrebbe essere progettato un passaggio pedonale in modo che sia sicuro. Ci sono poi psicologi che si occupano dei processi di diagnosi, che esaminano le persone che hanno comportamenti inadeguati nel traffico, per esempio pirati della strada, conducenti alla guida in stato di ebbrezza o le persone che hanno bocciato più di tre volte l'esame di guida. E poi naturalmente vi sono i terapeuti che si occupano di queste persone e di correggere i deficit che sono stati riscontrati.

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