Svizzera

Un processo storico a Bellinzona

Il Tribunale penale federale chiamato per la prima volta a giudicare un presunto criminale di guerra: un comandante liberiano in Svizzera dal 1999

  • 3 dicembre 2020, 08:13
  • 22 novembre, 18:03
01:33

RG 08.00 del 03.12.20: le spiegazioni di Alain Werner nel servizio di Maria Jannuzzi

RSI Info 03.12.2020, 09:05

  • Archivio Keystone
Di: Diem/RG/ATS 

Un processo per più aspetti storico si è aperto giovedì mattina a Bellinzona. Il Tribunale penale federale è chiamato per la prima volta a giudicare un presunto criminale di guerra liberiano: Alieu Kosiah che, nei primi anni Novanta, era tra i comandanti del ULIMO (United Liberation Movement of Liberia for Democracy), uno dei gruppi armati protagonisti della prima guerra civile che ha sconvolto il paese africano dal 1989 al 1996.

Il 45enne, residente in Svizzera dal 1999, è la prima persona a venire processata per crimini di guerra in un tribunale non militare elvetico ed è il primo liberiano ad essere messo sotto processo per presunti crimini di guerra.

La Svizzera, al pari di altri paesi si è impegnata a perseguire i criminali di guerra che risiedono sul proprio territorio, ma dall'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, 10 anni fa, è la prima volta che il Ministero pubblico della Confederazione sostiene tale accusa in base al principio della giurisdizione universale. La maggior parte della sessantina di inchieste aperte finora si è conclusa con non luoghi a procedere o abbandoni. Una dozzina di casi sono però ancora aperti. Riguardano crimini di guerra o contro l’umanità e genocidi.

Alieu Kosiah è in detenzione dal 10 novembre 2014 quando venne arrestato sulla base di sette denunce presentate da sette vittime liberiane. Dopo un’indagine durata cinque anni è stato rinviato a giudizio nel marzo 2019, ma il processo finora non ha potuto aver luogo a causa di una serie di difficoltà nel procedere alle audizioni e della pandemia.

Deve rispondere di numerosi capi di imputazione, tra cui aver ordinato, commesso o partecipato all'omicidio di civili e soldati fuori combattimento. Tra i fatti che gli vengono contestati figurano anche quelli d'aver reclutato un bambino soldato, ordinato saccheggi, torturato, stuprato, ucciso persone disarmate, profanato un cadavere e costretto decine di persone a trasportare beni e munizioni in condizioni crudeli e degradanti.

Il dibattimento si svolgerà in due fasi. La prima che si apre giovedì e proseguirà fino all'11 dicembre sarà incentrata sugli aspetti giuridici e sull'interrogatorio dell'imputato. La seconda, prevista nel 2021 in data ancora da stabilirsi, si concentrerà sull’audizione tramite videoconferenza dei testimoni e degli accusatori privati, quattro dei quali sono patrocinati dall’ONG svizzera Civitas Maxima che, come spiegato alla RSI dal suo direttore Alain Werner, confida che alle vittime venga da la possibilità di presentarsi a Bellinzona "in modo che i giudici li vedano e possano rendersi conto della loro sincerità e della veridicità di quanto dicono".

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