Cosa fanno i parlamentari svizzeri dei 33'000 franchi che ricevono per pagare assistenti e coprire le spese sostenute? È quel che si è chiesta (e ha chiesto) la RTS attraverso un sondaggio inviato a tutti i rappresentanti alle Camere, proprio mentre in Francia impazza la polemica pre-elettorale sugli impieghi fittizi di Fillon e Le Pen.
Nessun vincolo
Un primo dato: nella Confederazione i consiglieri nazionali e agli Stati hanno la libertà di utilizzare questi denari come meglio credono e anche l’assunzione di un famigliare è perfettamente legale. Inoltre non esiste uno statuto ufficiale per gli assistenti. Su 246 interpellati hanno risposto in 60: 20 PS, 14 PLR, 12 UDC, 5 Verdi, 4 PPD, 3 PBD e 2 Verdi Liberali.
Dalle risposte, inoltre, emerge che circa un terzo utilizza il contributo per altri fini, ad esempio come complemento di salario o per altre spese. Nessuno ritiene necessario sopprimere questa somma e anzi, un terzo, crede che andrebbe aumentata. Un quarto ha spiegato di utilizzare anche fondi propri per coprire tutte le spese, provenienti generalmente dalle entrate professionali.
No al segretario personale
Tra chi vorrebbe vedere questa somma aumentata c’è il consigliere nazionale Jean Christophe Schwaab (PS/VD), affinché "ogni parlamentare possa dotarsi di un vero segretariato". La soluzione, sicuramente più onerosa di quella attuale, non viene vista di buon occhio: i costi salirebbero di 150-200'000 franchi andando ad aggiungersi agli introiti di parlamentare da circa 100'000. Per un totale per ciascuno dei 246 deputati: 300'000 franchi.
Dall’altra parte dello scacchiere politico la visione è però opposta: “Le indennità sono già troppo elevate e andrebbero ridotte della metà” sostiene ad esempio Gregor Rutz (UDC/ZH). La volontà è quella di allontanarsi da un salario reale, che attualmente inciterebbe gli eletti a non più avere altre attività professionali.
RTS/dielle