Il ruolo dei genitori è e resta fondamentale. E i casi in cui i bambini fra i 10 e i 15 anni decidono da soli e con cognizione di causa di farsi vaccinare, sono molto, molto rari. Questa in sostanza la risposta dei pediatri alle perplessità sorte in relazione alla circolare che l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha inviato alle autorità cantonali e al personale sanitario, nella quale si precisa che dai 10 anni i bambini capaci di discernimento possono decidere da soli se sottoporsi o meno al vaccino anti-Covid.
Vaccinare anche i bambini?
Telegiornale 28.04.2021, 22:00
Ma se l'Ufficio della sanità pubblica ricorda che la capacità di discernimento, quando c'è, permette ai bambini dai 10 anni di prendere diverse decisioni da soli anche in ambito medico, i pediatri ora mettono qualche puntino sulle i. Ecco il parere di due esponenti autorevoli: Gianpaolo Ramelli (presidente della Società svizzera di pediatria) e Pierfranco Longo (presidente Conferenza cantonale dei genitori.)
"Tra i 16 e i 18 anni la situazione è chiara: se il giovane vuole la vaccinazione la può fare, ma è un po' meno chiara per i bambini fra i 10 e i 15 anni. In questi casi primariamente la discussione viene fatta come si fa per tutte le altre vaccinazioni, cioè si cerca in primo luogo di avere il consenso sia dei genitori che del ragazzo. In situazioni molto particolari, dove il ragazzo vuole assolutamente farsi vaccinare e ha la capacità di scelta (situazioni che ritengo estremamente rare), il ragazzo senza il consenso dei genitori può essere vaccinato proprio perché gli studi finora hanno dimostrato che c'è un'efficacia e non ci sono problemi particolari", spiega Gianpaolo Ramelli, presidente della Società svizzera di pediatria.
Parola chiave: buon senso, dunque. Per i pediatri non c'è fretta. "Quello che vediamo è che a livello epidemiologico adesso siamo in una situazione relativamente calma, dove non ci troviamo costretti a spingere la vaccinazione per tutta la popolazione pediatrica, perciò è chiaro che nei prossimi mesi ci si aspetta dall'Ufficio federale della sanità ulteriori informazioni su come comportarci questa popolazione", sottolinea Ramelli.