I Verdi hanno un solo candidato per l’attacco a un seggio PLR in Consiglio federale. Allo scadere del termine per le candidature, l’unico nome uscito allo scoperto è stato quello del friburghese Gerhard Andrey.
Ne abbiamo parlato con il responsabile dell’attualità nazionale radiofonica della RSI Alan Crameri.
Cosa ci dice questa candidatura unica? È un segno di debolezza?
Non direi di debolezza, ma si può dire che è un sintomo di un attacco soprattutto formale, senza crederci fino in fondo. Tutti i partiti da anni oramai propongono sempre un cosiddetto ticket al Parlamento con due o tre profili, così da permettere una scelta. Certo, per cambiare la formula magica si potrebbe anche pensare che bisogna puntare su un solo nome forte, come fece l’UDC con Christoph Blocher nel 2003. Ma non è certo l’impressione che i Verdi stanno dando in questi giorni. Sembra piuttosto che le possibilità quasi nulle di essere eletti il 13 dicembre, visti i presupposti, abbiano scoraggiato molti che temono un brutto risultato. E la candidatura di Andrey ha fornito loro quasi una scusa per desistere del tutto. Colpisce comunque che non si sia fatta avanti nessuna donna in un partito che si definisce femminista.
E come giudicare quindi il profilo di Gerhard Andrey?
Non era tra i principali papabili, ma ha un profilo interessante. E, detto per inciso, la sua candidatura è solida e coerente per i Verdi, soprattutto per rafforzare tentativi in futuro di entrare in Governo. Ma torniamo ad Andrey: è un imprenditore, si occupa di informatica e di temi finanziari, insomma non rispecchia il cliché dell’ecologista interessato solo al cambiamento climatico e alla biodiversità. Quindi è il profilo giusto per ammiccare ad altri partiti come il Centro o il PLR.
Questi ammiccamenti, come li definisci tu, stanno a significare che i Verdi si stanno defilando dall’alleanza storica con il Partito Socialista?
No, dirlo sarebbe una forzatura, anche se in questi giorni sono apparse interviste interessanti da alcuni di quelli che erano ritenuti dei papabili. Penso in particolare a quella del glaronese Mathias Zopfi, che ha ammiccato al Centro sottolineando come i Verdi in realtà hanno molte affinità con alcuni partiti borghesi perché sono meno ideologici rispetto ai socialisti. Tuttavia i Verdi restano i partner naturali del PS nell’area di sinistra. Infatti, il 13 dicembre, quando il Parlamento eleggerà i consiglieri federali, i Verdi hanno già escluso un attacco al seggio lasciato libero dal socialista Alain Berset.
Un solo candidato dei verdi al Governo
Telegiornale 03.11.2023, 20:28